Sono più di due anni che l’Europa si divide sulla Net neutrality. Nel frattempo, il 26 febbraio scorso, la Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti ha presentato un documento, l’Open Internet Order, che fissa una serie di principi sulla Internet del futuro per continuare a garantire una rete unitaria, accessibile a tutti, non discriminatoria e aperta all’innovazione.
Il Ministero dello Sviluppo Economico (Telecomunicazioni) ha incaricato Maurizio Decina del Politecnico di Milano e un gruppo di esperti di analizzare il documento FCC per capire in quale misura potesse rappresentare la base per una possibile convergenza sulle regole di gestione di Internet dai due lati dell’Atlantico. Dal punto di vista strategico, infatti, il governo italiano ritiene che il futuro della rete passi innanzitutto da rapporti – politici ed economici – più stretti tra Europa e Stati Uniti, continenti che condividono una serie di valori di libertà che sono alla base del successo di Internet.
Il gruppo di lavoro, in modo unitario, ha valutato che la decisione FCC garantisca regole di Net Neutrality chiare e vincolanti all’interno della rete “best effort”: la rendono accessibile a tutti nella sua interezza, impediscono che “gatekeeper” non benevoli limitino il traffico tra specifici utenti e di specifiche applicazioni e, soprattutto, consentono esclusivamente al cittadino-utente (non a terzi) di pagare per modificare la priorità dei pacchetti a lui destinati. Insomma, le regole della FCC garantiscono che nella rete di ogni ISP (indipendentemente dalla sua dimensione e dal numero di utenti che serve) siano rispettati tutti i principi fondamentali della Net Neutrality, sia sulle reti fisse che mobili. Regole che non sarebbero invece applicate per i servizi alle imprese, i servizi di interconnessione tra provider e le applicazioni alla Internet of things.
Le regole dell’FCC, inoltre, hanno il merito di guardare avanti, alla Internet del futuro e garantiscono anche la nascita e lo sviluppo di reti diverse da quelle che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi, basate su grandi “data-center” distribuiti (i CDN) che utilizzano “server cache” ai bordi e all’interno delle reti degli ISP (nei luoghi dell’interconnessione) per gestire in modo ottimizzato le crescenti richieste di dati (soprattutto video) da parti degli utenti. Insomma un “cloud” intelligente destinato a garantire un’elevata “quality of experience” all’utente.
Per queste ragioni il governo, pur sapendo delle differenze di impianto giuridico tra il sistema europeo e quello statunitense, ritiene il documento della FCC un punto di equilibrio molto avanzato da proporre come contributo utile alla discussione sulla Net neutrality in Europa, anche per sbloccare l’evidente impasse politica.
*Questo articolo sarà pubblicato in lingua inglese e francese da Europolitics