Google ha deciso di marcare in maniera netta la distanza dagli ISP tradizionali che operano negli Usa. Lo fa affermando in modo esplicito e perentorio che quand’anche la Federal Communication Commission (Fcc) si pronunciasse per una versione forte della net neutrality (ovvero che dia all’autorità preposta ampie possibilità di regolamentazione), i suoi investimenti in fibra ottica finalizzati a fornire Internet iper-veloce proseguirebbero senza esitazioni.
La dichiarazione d’intenti del gigante di Mountain View è particolarmente significativa perché accompagnata dai fatti. Proprio mentre si avvicina la data del pronunciamento della Fcc sulla possibile riclassificazione della banda larga a servizio pubblico (ipotesi duramente osteggiata dagli ISP tradizionali e data per sempre più probabile dagli osservatori), Google ha infatti annunciato che a breve inizierà la costruzione dell’infrastruttura necessaria ad estendere il suo servizio Fiber a quattro regioni americane – quelle con al centro le città di Atlanta, Charlotte, Nashville e Raleigh-Durham. In modo probabilmente non casuale, l’azienda ha inoltre fatto filtrare la notizia che sta procedendo a negoziare l’estensione del servizio in altre nove aree metropolitane, fra cui quelle di centri urbani del calibro di Phoenix in Arizona, San Antonio in Texas, San José in California, Portland in Oregon e Salt Lake City nello Utah. Tutto questo andrebbe ad arricchire un network già attivo a Provo nello Utah, Kansas City e Austin e capace già oggi di offrire connessioni con velocità di download pari a 1 Gbps, una velocità quasi cento volte più alta di quella mediamente disponibile sul territorio nazionale USA.
La presa di posizione di Google viene a modificare sostanzialmente l’atteggiamento di basso profilo tenuto fino a poco tempo fa dall’azienda sulla questione della riclassificazione della banda larga a servizio pubblico e come tale disciplinato dal Titolo II del Communication Act. Un basso profilo che aveva fatto dire a più di un osservatore che a Mountain View avessero deciso che era più conveniente ed opportuno allinearsi alle posizioni assunte dai grandi ISP commerciali. Questi ultimi, seppur con una notevole varietà di sfumature e distinguo, si sono finora espressi in modo fermamente contrario all’ipotesi di una net neutrality forte e in qualche caso – ad esempio AT&T – si è giunti a minacciare l’interruzione degli investimenti già pianificati per la posa di fibra ottica qualora la riclassificazione avesse luogo.
La mossa di Google quindi pone l’azienda sul versante opposto a quello di gran parte degli ISP Usa. Ma non è questo l’unico motivo per cui la presa di posizione di Google è rilevante; l’altra ragione è che fa seguito al recente appello da parte del Presidente americano Barack Obama in favore di un modello di espansione della Rete che verta sulla creazione di network municipali e servizi pubblici di banda larga. Questa, secondo Obama, dovrebbe essere la soluzione da perseguire per superare le difficoltà incontrate dai cittadini di vaste aree degli Usa ad avere connessioni veloci a costi abbordabili. Ora è evidente che Google Fiber è tutt’altra cosa rispetto al servizio a basso costo a favore del quale si è pronunciato il Presidente Usa, ma indubbiamente riecheggia la stessa idea di sviluppo decentralizzato dell’infrastruttura di Rete. In altre parole, con una sola mossa l’azienda di Mountain View sembra essersi posizionata in pole position in quello che potrebbe venire a configurarsi come lo scenario prossimo venturo della Rete negli Stati Uniti.