Anche con forti protezioni per la net neutrality, le telco americane ed europee potranno farsi pagare per dare priorità ad alcuni contenuti e trarre guadagno da alcuni tipi di dati – in pratica, per erogare i cosiddetti “servizi specializzati”. Sembra questa la direzione presa sia dalla Federal Communications Commission americana, che la scorsa settimana ha votato più robuste regole per garantire trattamento “uguale” di tutto il traffico in rete, sia dalle autorità europee.
Le telco hanno infatti convinto i regolatori Usa ed Ue a permettere loro di dedicare della capacità di rete a specifici servizi, come fornire connettività alle auto senza conducente o facilitare lo scambio di dati medici tra pazienti e strutture sanitarie. Si potrebbe trattare di una forma ulteriore di “protezione” del traffico in rete, ovvero di una falla nelle regole sulla sua neutralità: ciò emergerà in un secondo momento, potenzialmente creando nuovi scontri col regolatore.
L’industria potrà sviluppare questi “servizi specializzati” nella misura in cui non arrecheranno danno al servizio Internet rivolto a case e aziende. Le telco si aspettano che tali servizi generino miliardi di entrate nel futuro perché sempre più compiti quotidiani saranno svolti tramite una connessione al web.
Le aziende telecom e del cavo sostengono da sempre che se hanno la possibilità di farsi pagare per differenti servizi e velocità di connessione avranno i mezzi per finanziare gli aggiornamenti di rete e sviluppare nuovi utilizzi per il web stesso. D’altro canto, le Internet companies e gli attivisti della net neutrality affermano che tale comportamento porterebbe a un sistema a due velocità in cui telco e società del cavo potranno dare priorità ai loro contenuti e tenere fuori dal mercato le start-up che fanno loro concorrenza e non hanno le risorse per pagare per dare priorità ai loro servizi.
Antonios Drossos, paladino della net neutrality che lavora per la società di consulenza Rewheel in Finlandia, afferma che sia la Fcc che i regolatori europei gestiranno la questione dei “servizi specializzati” caso per caso, decidendo di volta in volta che cosa è permesso e che cosa no. Ma aggiunge: “Possiamo fidarci degli operatori di rete? Crediamo davvero che lavorano per il bene dei servizi sanitari elettronici e delle connected cars o cercano solo la maglia debole nell’impianto regolatorio della net neutrality?”.
Il dibattito sul trattamento “uguale” di tutto il traffico sarà uno dei temi caldi anche al Mobile World Congress di questa settimana, dove martedì è previsto un intervento del presidente della Fcc americana Tom Wheeler.
Le telco europee pensano che il regolatore europeo assumerà una posizione meno rigida di quella assunta proprio da Wheeler e dalla Fcc in merito alla net neutrality. La nuova Commissione Ue sotto il Presidente Jean-Claude Juncker vuole stimolare la crescita della regione incoraggiando le aziende telecom a investire in infrastrutture per la banda ultra-larga ed è propensa ad allentare le maglie della regolazione per il settore. Le telco in Europa sperano che regole Ue più “morbide” diano agli operatori di rete la possibilità di sviluppare nuovi rami di attività che si fondano sull’uso delle reti per raccogliere, analizzare e monetizzare le enormi quantità di dati captate dai sensori della Internet of Things.
“C’è una concreta opportunità di rilanciare l’innovazione europea con il cosiddetto Internet industriale”, afferma un top manager di una telco europea. “L’Europa ha la chance di diventare leader nei device connessi se i regolatori fissano le regole della net neutrality nel modo più opportuno”.
Qualunque sarà il quadro regolatorio Ue sulla net neutrality, un set pan-europeo di regole è comunque più gradito alle telco della frammentazione nazionale delle norme, nota Tom Phillips, head regulatory affairs della Gsma. “Gli operatori europei sono pragmatici e preferiranno una policy europea piuttosto che un vuoto normativo che poi ciascuno Stato europeo dovrà riempire”, afferma Phillips.
Ciò non toglie che le regole europee sulla net neutrality avranno i loro ostacoli da superare. Se l’Europa apre ai “servizi specializzati” per le telco, come riuscirà a controllare che questi non siano usati come strumento per aggirare l’obbligo di trattare il traffico in modo uguale? Il Parlamento europeo, che ha approvato le regole sulla net neutrality lo scorso aprile (ora le norme sono in fase di negoziazione con gli Stati membro), ha cercato di prevedere delle protezioni per evitare questo rischio, ma secondo gli esperti tali protezioni potrebbero essere molto annacquate nella versione finale del documento per effetto della pressione dell’industria telecom.