Come atteso dopo l’approvazione delle nuove norme americane sulla net neutrality e la riclassificazione del broadband come servizio pubblico, particolarmente osteggiata dalle telco, i fornitori della banda larga hanno mosso causa alla Federal Communications Commission per bloccare l’entrata in vigore delle nuove regole e ottenerne l’annullamento.
La causa è stata presentata dalla US Telecom, associazione di settore che include tra i suoi membri At&t e Verizon Communications, presso la Corte d’Appello del District of Columbia Circuit. Con una petizione, l’associazione chiede alla corte di esaminare le regole volute dalla Fcc perché sarebbero “arbitrarie, incoerenti” e frutto di un abuso del potere della stessa Fcc, oltre che una violazione della legge esistente e quindi “legalmente insostenibili”.
“Il nostro appello si incentra sulla decisione della Fcc di riclassificare il servizio di accesso a Internet su banda larga come servizio pubblico dopo un decennio di sensazionali innovazioni e investimenti che sono stati possibili grazie al precedente approccio light-touch della Fcc“, ha spiegato Jon Banks, senior vice president di US Telecom. “Come sosteniamo da sempre, le nostre imprese non bloccano o rallentano il traffico online e le regole della Fcc che vietano tali pratiche non saranno al centro del nostro appello”, ha continuato Banks.
Separatamente, anche un Internet service provider del Texas, Alamo Broadband, ha presentato una petizione simile alla Corte d’Appello di New Orleans. Alamo ritiene di essere danneggiata dalla nuove norme che vietano agli Isp di bloccare, rallentare o dare priorità al traffico Internet in base alla fonte da cui ha origine. Tra l’altro, queste azioni mirano a ottenere anche il riconoscimento del diritto ad appellarsi contro le nuove regole.
La Fcc ha confermato le cause legali; con una dichiarazione al sito The Verge, un portavoce dell’authority ha fatto sapere però che per la Fcc queste petizioni sono “premature e potrebbero essere respinte”.
Infatti, le regole sulla net neutrality, pur se votate dalla Fcc a fine febbraio, sono state pubblicate solo il 12 marzo e ancora non sono uscite nel Federal Register, condizione necessaria perché entrino in vigore; solo da quel momento possono essere oggetto di azioni legali. Alcuni esperti sentiti dal Washington Post hanno spiegato tuttavia che alcune sezioni delle nuove regole sono entrate in vigore nel momento in cui la Fcc le ha pubblicate sul suo sito e questo permette di muovere causa contro tali elementi della normativa.
“Le aziende delle telecomunicazioni hanno minacciato più volte che avrebbero cercato di ribaltare in tribunale la decisione della Fcc, anche se le nuove regole hanno il supporto di milioni di cittadini e sono essenziali per la nostra economia”, ha commentato Matt Wood, policy director di Free Press, associazione che difende i diritti civili.
Le cause presentate oggi negli Usa contro le regole sulla net neutrality sono arrivate prima del previsto ma, spiega il rappresentante di una delle lobby dell’industria della banda larga: “Prima ci muoviamo meglio è”. E molti osservatori pensano che le due petizioni siano solo le prime di una lunga serie.