Sulla scia di Olanda e Slovenia, anche la Francia si accinge a dare forza di legge al principio della Net Neutrality. Ieri pomeriggio, il Consiglio Nazionale del Digitale (CNN) ha consegnato al Ministro dell’economia digitale Fleur Pellerin un atteso rapporto nel quale si esprime all’unanimità in favore di una normativa sulla materia. Di più, ne abbozza anche i contorni, suggerendo alcune sostanziali novità rispetto ai due precedenti legislativi già a regime in Europa: in particolare l’estensione dell’obbligo di non discriminazione anche ai fornitori di servizi, leggi alla voce OTT.
Il parere del comitato di saggi istituito nel 2011 dall’ex presidente Sarkozy, ancorché non vincolante, era giudicato decisivo dal governo transalpino per procedere a legiferare. Il pallino torna ora alla stessa Fleur Pellerin che, come annunciato prima di commissionare il rapporto, dovrà elaborare una proposta da sottomettere nell’arco di pochi mesi al giudizio del parlamento. Anche se nello specifico il CNN consiglia di aggredire la materia attraverso una modifica della legge del 1986 sulla libertà di comunicazione, anziché con una normativa separata.
Venendo ai contenuti del documento, senza sorprese il Consiglio scodella una definizione canonica del principio di Net Neutrality descrivendolo come “la non discriminazione delle informazioni trasmesse da qualsiasi rete aperta al pubblico”. Gli operatori, prosegue il rapporto, devono quindi accontentarsi di veicolare i contenuti senza identificarli, ovvero senza “entrare in conflitto con l’interesse degli utenti”. Ma “al di là della visione economica”, sottolinea il CNN, la neutralità della rete deve anche essere propriamente intesa come “traduzione in campo digitale del principio di eguaglianza”.
Nello specifico, tra le raccomandazioni enumerate dai saggi transalpini trapela la creazione di un dispositivo inteso ad assicurare un migliore grado di trasparenza degli abbonamenti a Internet. Più innovativo è però il suggerimento di inaugurare indicatori ad hoc, sia a livello nazionale che europeo, per misurare l’applicazione stessa del principio di neutralità. Un nodo condivisibile, ma che potrebbe dare adito a qualche controversia circa la stessa natura dei criteri impiegati. E ancor di più destinata a far discutere, anche perché si tratterebbe di una prima assoluta, è l’idea ventilata dal CNN di estendere il campo d’applicazione della futura normativa ben oltre il recinto degli operatori di rete sino ad abbracciare i fornitori di servizi.
“Oggigiorno – scrive il CNN – internet non è più solo un network fisico ma anche, e soprattutto, una serie di servizi. Non avrebbe senso imporre la Net Neutrality a monte se le regole non sono modificate a valle”. In sostanza, significa che tutte le web company che processano contenuti, “motori di ricerca, social network e applicazioni”, dovranno attenersi ai nuovi paletti sulla non discriminazione. Una proposta che riflette i toni del recente dibattito in Francia, dove le attività degli OTT sono da tempo sotto la lente d’ingrandimento della politica nazionale.
In attesa che il governo francese dia seguito al parere del CNN, i riflettori si spostano ora su Bruxelles. Il Commissario europeo per l’Agenda Neelie Kroes, dopo molti tentennamenti, ha infatti promesso di presentare una proposta sulla materia entro la fine dell’anno. Si tratta di una mossa per certi versi obbligata. Da un lato perché, dopo Olanda, Slovenia e ora Francia, altri Stati membri starebbero vagliando l’ipotesi di equipaggiarsi con una propria normativa nazionale. Il che verrebbe a riprodurre un quadro legislativo estremamente frammentato a livello europeo. D’altro canto, la Commissione è sempre più incalzata dal Parlamento europeo, il quale nel corso degli ultimi due ha domandato in più frangenti che il principio della Net Neutrality sia iscritto nel diritto europeo. Ma sul piatto ci sono molte incognite. La prima è che, secondo quanto riferiscono fonti interne all’Esecutivo comunitario, non è scontato che la proposta della Kroes sia presentata nei tempi annunciati. E qualora fosse posticipata al 2014, complici le elezioni europee e il rinnovo del collegio dei commissari, potrebbe slittare ulteriormente. Altro punto potenzialmente controverso è costituito dalla posizione della stessa Kroes. In un commento pubblicato in gennaio sul quotidiano francese Liberation, il Commissario è sembrato dare semaforo verde all’ipotesi di offerte internet differenziate, purché i consumatori godano di “una scelta effettiva quanto al tipo di abbonamento che sottoscrivono”. Infine, si sa già che l’eventuale pacchetto della Commissione verrebbe presentato in forma di raccomandazione, quindi non avrebbe alcun valore vincolante per gli stati membri.