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Netflix blocca i “furbetti” delle Vpn, addio alle serie Usa sottobanco

Gli utenti non potranno più usare Virtual Private Network e proxy per pescare contenuti nelle versioni internazionali: dovranno far riferimento a quelle locali. Un favore reso ai content provider che esigono il geoblocking dei diritti

Pubblicato il 15 Gen 2016

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Svolta nelle strategie di Netflix: il servizio di video streaming che ha da poco annunciato al sua presenza “globale” (in 130 paesi del mondo) comincia a mettere dei paletti digitali all’accesso ai suoi contenuti chiudendo la porta ai tanti utenti che usano le reti Vpn per guardare video dal catalogo internazionale. In pratica, mentre finora gli utenti di Netflix potevano, con le Vpn, dal loro paese andare a cercare titoli nei siti di altri paesi, aggirando il cosiddetto geoblocking, d’ora in poi dovranno accontentarsi di quello che offre la mediateca locale della società americana.

L’annuncio di Netflix è arrivato oggi ed è stato chiaro: qualunque suo utente che usa una virtual private network, un proxy o un “unblocker” per accedere alle versioni estere del sito (di solito gli utenti internazionali vanno a cercare nel catalogo Usa, che è il più ricco) si vedranno bloccati e rimandati al loro servizio locale.

La protesta degli abbonati è già esplosa, ma per gli analisti la strategia di Netflix ha piena giustificazione: all’azienda americana non interessa quello che vogliono i consumatori ma quello che richiedono l’industria dei contenuti e i suoi meccanismi di licensing. Infatti, chi detiene il copyright su un certo video e rilascia un nuovo titolo vuole che i diritti siano pagati su più mercati possibile, non una volta sola su scala globale, per moltiplicare il profitto. L’incubo per i proprietari dei contenuti è che i consumatori aggirino i servizi a pagamento nazionali (e quindi i contratti di distribuzione locali) e accedano a ogni genere di contenuto su un singolo servizio in streaming uguale per tutti i paesi. I consumatori vogliono una sola destinazione e una sola mediateca, i content provider vogliono un mercato frammentato.

In più, notano alcuni osservatori, gli utenti su Vpn andavano quasi sempre a cercare titoli nel catalogo statunitense e questo aiutava Netflix a far crescere il conteggio dei suoi abbonati americani. Ma ora il mercato Usa si avvicina alla saturazione e Netflix ha bisogno di macinare numeri sui mercati globali. Chiuso l’accesso Vpn, quegli utenti che prima finivano nel conteggio degli utenti Usa dovranno ricomparire come utenti dei loro paesi – Uk, Australia, Sud Corea, Afghanistan, Burkina Faso, eccetera eccetera. Così Netflix dà forza al suo predominio globale e offre agli investitori cifre più convincenti.

Non a caso dunque la nuova strategia di Netflix arriva dopo l’annuncio della sua copertura “globale” (solo la Cina manca all’appello). La presenza mondiale fa sì che i soldi pagati dai suoi abbonati Vpn contino meno: visto che l’azienda americana ha lanciato il suo servizio in 130 paesi, anche se i cataloghi locali sono magri, le revenues sono garantite.

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