Primo trimestre 2016 in crescita per Netflix, ma a Wall Street evidentemente poco importa. La compagnia di video-streaming ha reso noti nella giornata di ieri i risultati relativi al periodo gennaio-marzo dell’anno in corso.
Aumento record degli utenti – Tra i dati più interessanti la crescita della base utenti, aumentata di 6,74 milioni (2,23 milioni negli Usa, contro gli 1,85 milioni previsti dagli analisti) toccando quota 81,5 milioni di abbonati, 42% dei quali fuori dagli Stati Uniti. L’aumento degli abbonati è uno dei più alti registrati finora dalla compagnia fondata e guidata da Reed Hastings e ha battuto le stime degli analisti, che però non hanno affatto brindato all’annuncio dei dati. A spaventare gli investitori è la previsione pubblicata dalla stessa Netflix relativa al prossimo trimestre, che preannuncia una crescita meno rapida rispetto alla buona performance di inizio anno.
Le “big wins” in Australi e Nuova Zelanda – Secondo le proprie stime, Netflix arriverà a quota 84 milioni di abbonamenti entro giugno, conquistando 2,5 milioni di nuovi abbonati, ossia ben 4,2 milioni in meno rispetto a quelli catturati nei primi 3 mesi del 2016. Di questi utenti in più che l’OTT prevede di conquistare nei prossimi 3 mesi appena 500mila arriveranno dagli Usa, a conferma di un mercato che se non è ancora saturo sicuramente mostra qualche segnale di stanchezza. I restanti 2 milioni arriveranno dall’estero, a conferma del fatto che crescere fuori dagli States, il più velocemente possibile, è per la società di video-streaming prioritario se non fondamentale.
Non a caso, pochi mesi fa Hastings ha annunciato una massiccia espansione globale che, pur avendo pagato in termini numerici, non è in grado di sostenere una crescita costante del motore californiano. Ieri lo stesso Hastings ha però messo le mani avanti, attribuendo la forte crescita sul mercato internazionale ad alcune “big wins” difficilmente replicabili, tra cui il lancio sul mercato australiano e neo-zelandese. Del resto, il difficile è confermarsi e non stupisce che gli analisti non si facciano bastare i boom iniziali.
Le stime spaventano Wall Street – Così, anche se i 84 milioni di abbonati che Netflix dovrebbe raggiungere a ridosso dell’estate farebbero segnare una crescita del 205% in 4 anni, a Wall Street interessa più il rallentamento della crescita, specialmente quella oltre i confini Usa: i 2 milioni annunciati dalla compagnia sono ben al di sotto dei 3,45 milioni stimati dagli analisti. A tenere a bada gli investitori, per quanto possibile, ci hanno provato i risultati economico-finanziari: 1,96 miliardi di ricavi contro gli 1,57 miliardi dello stesso trimestre 2015 e utili a quota 27,66 milioni (6 centesimi ad azione contro 3 del consensus), in crescita rispetto ai 23,7 milioni (5 centesimi per azione) del periodo gennaio-marzo 2015.
Numeri positivi passati in secondo piano quando sono stati svelate le previsioni della compagnia per il prossimo trimestre: fatturato invariato a 1,96 miliardi e profitti per 2 centesimi ad azione, ossia peggio dei 2,12 miliardi di ricavi e dei 5 centesimi per azioni attesi dal mercato finanziario. Ma a preoccupare gli analisti ci sono anche altri fattori endogeni, come il prossimo aumento del prezzo mensile degli abbonamenti che potrebbe provocare un’emorragia di clienti e l’aumento della competizione sul mercato statunitense, con Amazon che appena due giorni fa ha annunciato una nuova politica di prezzo per il proprio servizio Prime Video, ma anche sui mercati stranieri. Il titolo del colosso del video-streaming ha dovuto così incassare crolli di oltre il 10% nella seduta di ieri a Wall Street, chiudendo la giornata in discesa del 2,79%.