Newco delle torri, un’operazione di forte senso industriale

L’offerta di Ei Towers per Rai Way accende i riflettori su un mercato in forte movimento. La creazione di un soggetto unico sotto il quale riunire gli asset permette notevoli economie ed elimina le duplicazioni. A patto che non sia di propretà di Rai, Mediaset o altri broadcaster

Pubblicato il 27 Feb 2015

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Il gruppo Mediaset ha lanciato offerte di acquisto della divisione libri di Rcs e delle torri di trasmissione del segnale televisivo oggi di proprietà di Rai Way. Entrambe le operazioni dovrebbero comunque passare al vaglio dell’Antitrust. Scenari possibili e pluralismo editoriale e culturale.

L’OFFERTA PER RAI WAY

Il gruppo Mediaset ha avviato una stagione di grande attivismo, in cui qualche asset potrebbe uscire (il Milan?), ma altri unirsi al variegato panorama del gruppo. Tra questi, le torri di trasmissione del segnale televisivo oggi di proprietà di Rai Way, oggetto di una offerta pubblica di acquisto e scambio, e la divisione libri di Rcs, che si unirebbe al gruppo editoriale Mondadori.
Lasciamo fuori, per una volta, la politica, modo sicuro per “buttarla in caciara” e perdere i contorni delle diverse operazioni. E invece adottiamo una ottica antitrust, visto che su entrambe le operazioni sarà l’Autorità garante a doversi pronunciare.
Partiamo dalle torri di Rai Way. L’idea di creare un unico operatore per la trasmissione del segnale televisivo non è certo nuova: in Inghilterra abbiamo Arqiva, in Francia TdF, analoga situazione in Spagna. Le ragioni di efficienza sono evidenti, dal momento che non è necessario avere più di una rete di trasmettitori per coprire adeguatamente il territorio nazionale. Oggi le reti di Rai Way e di Elettronica Industriale Tower sono in larghissima parte sovrapposte e servono lo stesso territorio. Da questo punto di vista, i guadagni di efficienza di una unione delle due reti si sostanzierebbero principalmente nella rimozione delle torri che duplicano il servizio di trasmissione, e solo in parte minore in un coordinamento tra le due vecchie reti per un segnale migliore.

E d’altra parte l’idea di riunione in capo a un unico operatore le grandi infrastrutture di trasporto si ritrova anche in altri settori incentrati su reti di trasmissione: nel settore elettrico la rete ad alta tensione è stata riunita sotto Terna, nel gas è Snam Rete Gas che svolge lo stesso compito. Ma in tutti questi esempi l’operazione di concentrazione delle infrastrutture sotto un unico soggetto si è accompagnata alla separazione di questo soggetto dagli operatori che utilizzano la rete per veicolare i propri servizi competendo tra loro. Terna non è partecipata dagli operatori elettrici, Snam Rete Gas è stata recentemente separata da Eni, gli omologhi inglese, francese e spagnolo nell’ambito della trasmissione televisiva non sono proprietà dei broadcasters.
La ragione della separazione societaria è evidente: evitare che il doppio ruolo di venditore di servizi di trasmissione e competitore nel mercato televisivo consenta al soggetto integrato di favorire nel mercato a valle le proprie società televisive a danno dei concorrenti.
Da questo punto di vista, quindi, se l’idea di riunione le reti di trasmissione sotto un unico soggetto ha un senso industriale e permette notevoli economie eliminando le duplicazioni, il soggetto non potrà essere di proprietà di Mediaset né di Rai, né, peraltro, di altri broadcasters. Questa è la semplice logica antitrust che già si applica in altri paesi e in altri settori.

E QUELLA PER RCS-LIBRI

E veniamo ai libri. La situazione dell’editoria libraria è in generale di forte compressione dei margini e di crisi: gli italiani, che tradizionalmente leggono poco, con la crisi hanno ridotto ulteriormente le proprie visite in libreria.
In un settore in difficoltà i processi di concentrazione e razionalizzazione sono una reazione comprensibile e naturale. Ma al contempo vanno gestiti tenendo presente la necessità di non compromettere il gioco della concorrenza. Che non vuol dire solamente il timore che un soggetto dominante, come quello che nascerebbe dalla fusione tra Rcs e Mondadori, possa sfruttare il proprio potere di mercato aumentando il prezzo dei libri e comprimendo gli onorari agli autori, ma anche il pericolo che si inneschino processi cumulativi di migrazione verso gli editori più forti che ulteriormente penalizzino le case editrici minori. Nella valutazione antitrust di una concentrazione, d’altra parte, uno strumento oggi utilizzato è quello delle dismissioni di quegli asset, nel nostro caso alcune delle case editrici che fanno parte dei due gruppi editoriali, che verrebbero acquisite dagli altri concorrenti, ridisegnando quindi non solo il contorno editoriale del nuovo soggetto, ma consentendo anche nuove opportunità per i concorrenti. A queste valutazioni antitrust si uniscono poi, per la delicatezza dei settori televisivo e dell’editoria, analoghe valutazioni in termini di pluralismo editoriale e culturale, che non possono che rafforzare la necessità di una separazione societaria di un operatore unico di rete e un utilizzo intenso della cessione di marchi editoriali e case editrici ai concorrenti qualora la concentrazione Rcs-Mondadori venisse approvata.

*L’articolo si trova su lavoce.info

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