Ngn, Asati: “Eliminare norma anti-Telecom dal piano del governo”

I piccoli azionisti chiedono che sia tolta la clausola che impedisce a un operatore integrato (wholesale e retail) di essere il solo destinatario dei contributi pubblici per la nuova rete. “Discriminazione ingiustificata che mette a rischio gli obiettivi lo sviluppo dell’ultrabroadband”

Pubblicato il 12 Mar 2015

Togliere dai decreti attuativi la norma anti Telecom Italia sui benefici fiscali. Lo chiede Asati in una lettera inviata a governo, Parlamento, Agcom e ai vertici di Telecom nella quale si fa riferimento a un passaggio del Piano strategico per la banda ultralarga, nel quale si precisa che non sarebbe possibile ipotizzare il controllo integrale da parte di un operatore integrato su tutta la nuova rete sovvenzionata con aiuti pubblici.

“Qualora il divieto di accesso al finanziamento pubblico dovesse applicarsi a Telecom Italia – sottolineano i piccoli azionisti – porterebbe senz’altro ad una discriminazione del tutto ingiustificata ed arbitraria, contraria anche alle regole comunitarie”.

“Se, poi, del finanziamento pubblico dovesse beneficiare la sola Metroweb verrebbe alla luce ancor di più un palese conflitto di interessi tra chi scrive le regole e a chi le regole vengono applicate in questo caso alla stessa Metroweb partecipata in maggioranza dallo Stato – evidenzia la lettera – Sulle dichiarazioni poi di Bassanini (regolatore e giocatore) ‘l’antitrust porrebbe dei problemi se l’acquisto del 51% di Metroweb avvenisse da TI’ ci parrebbe un paradosso da Paese sottosviluppato”.

“Più volte in tutti i nostri incontri con i rappresentanti del Governo, prima Patroni Griffi, recentemente con Tiscar – ricorda Asati – abbiamo consegnato corposi documenti che dimostravano nei fatti che senza TI la rete non si farà entro il 2020, anzi il 75% lo farà TI ballando da sola, ora ci rallegriamo che l’unico consulente di Renzi, Guerra, che ha avuto una grande esperienza industriale in campo la pensi come Asati“.

Infine, penalizzando Telecom Italia, “si colpirebbe l’unico operatore che ha partecipato alle gare pubbliche per i progetti Eurosud e che investirà, con il piano 2015-2017, circa 10 miliardi di euro, assicurando una copertura, a fine 2017, del 75% della popolazione con fibra ottica e oltre il 95% della popolazione con la rete mobile 4G, posizionandosi quale leader dello sviluppo infrastrutturale del Paese”.

Asati confida in un intervento del Governo “affinchè sia garantita parità di accesso ai finanziamenti pubblici per tutti gli operatori e quindi ponga il corretto intervento sull’argomento prima di emettere i decreti attuativi”.

I piccoli azionisti rispondono alla affermazioni segretario Generale di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar secondo cui “la discussione sulla rete in rame non deve essere un tabu”, precisando che si tratta di dichiarazioni “che non hanno un senso industriale”: analizzando lo scenario europeo infatti “si evince che per la maggior parte dei paesi la situazione scelta è ancora Fttc per cui sulla vita del rame, analizzati gli ultimissimi risultati tecnologici la discussione su una sua eventuale fine dovrà essere rimandata illo tempore”, conclude la lettera.

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