“L’ipotesi è che Telecom Italia entri ora in minoranza, ma con il diritto di acquisire la maggioranza una volta realizzato il piano di investimenti. Un diritto garantito da meccanismi automatici e preventivamente validato dall’Antitrust”. È questa la soluzione prospettata in un’intervista a Repubblica dal presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, a proposito della trattativa su Metroweb con Telecom Italia e gli altri operatori tlc.
Se a Telecom Italia questa soluzione non piace, “ha il diritto di non starci. Quanto a noi – ha proseguito Bassanini, che è anche il presidente di Metroweb – sentiamo il dovere civile di contribuire a realizzare il piano del Governo, con chi ci sta, e se necessario anche da soli”.
“La posta -ha sottolineato- è troppo importante: solo per la parte di rete tutta in fibra sono 5/6 miliardi di investimenti che possono ridare spinta all’economia e al Pil, rilanciare la competitività delle imprese, dimostrare all’Europa che l’Italia sta cambiando. Per questo non vedo contraddizioni tra il mio ruolo di presidente di Metroweb e di advisor del Governo: penso che Metroweb debba stare dalla parte del Governo, dunque del Paese”.
Secondo Bassanini il piano del governo sulla banda larga “è uno strumento decisivo per la crescita e la competitività del Paese. Seguirà presto il decreto che dettaglierà le risorse che il governo mette sul tavolo”.
“Come fanno gran parte dei Paesi del mondo, il governo vara un piano per incentivare gli investimenti privati in tecnologie di nuova generazione, in vista del futuro graduale superamento del rame – sottolinea Bassanini – Ma non c’è alcun obbligo per legge di passare dalla vecchia rete in rame di Telecom a quella in fibra ottica. Se ci fosse, Telecom avrebbe ragione. Spiazzare un campione nazionale, una grande impresa del Paese, come Telecom, oltre che illegittimo, sarebbe stupido”.
Per il presidente di Cdp, Telecom “avrà campo libero nelle aree in cui si può solo potenziare la rete in rame, con la fibra fino all’armadio in strada. Dove occorre la rete tutta in fibra, in astratto, la soluzione più efficiente è invece un’infrastruttura condivisa da tutti: si tratta, in gran parte d’Italia, di un monopolio naturale, la concorrenza puo’ dispiegarsi tra i fornitori di servizi”.
Quanto alla struttura della nuova società, Bassanini spiega: “Se la rete fosse partecipata da tutti, con un piano di investimenti concordato e adeguate garanzie di parità di trattamento, una maggioranza Telecom potrebbe anche funzionare. Ma Telecom non vuole condomini. Ci sono altre soluzioni possibili? Com’è noto, abbiamo offerto a Telecom l’ipotesi di entrare in Metroweb, partecipata da Cdp e F2i. Ma l’Antitrust accetterebbe che Telecom, l’incumbent, acquistasse la maggioranza dell’unico operatore di rete neutrale che oggi offre fibra a tutti in condizioni di assoluta parità di accesso? Lo farebbe nel momento in cui il nuovo piano d’investimenti non è stato ancora stato realizzato, con il rischio che Telecom possa operare per frenarlo?”.