Enel non vuole entrare nel business delle comunicazioni ma ha un piano per montare i contatori intelligenti in otto anni e sviluppare la rete. Quindi avvierà la realizzazione di una rete in fibra di supporto che potrà essere poi utilizzata anche dalle compagnie telefoniche. Lo ha detto a Reuters una fonte governativa che ha chiesto di rimanere anonima.
“L’azienda elettrica ha in programma la sostituzione dei contatori con i nuovi contatori intelligenti che permetteranno la diffusione dell’internet delle cose (i servizi di domotica per la casa intelligente). Il piano prevede il cambio in otto anni dell’intero parco contatori. Questi strumenti avranno bisogno di essere collegati in rete per funzionare con efficacia. Per questo Enel sta studiando la possibilità di fare una rete in fibra che non verrà utilizzata per le comunicazioni, ma servirà per questi servizi. Potrà però anche essere messa a disposizione di operatori della telefonia con regole decise dall’Agcom“, ha detto la fonte a cui era stato chiesto di spiegare quali fossero le intenzioni sulla rete in fibra del gruppo elettrico dell’Ad Francesco Starace.
Enel non ha voluto commentare l’indiscrezione. La stessa ha fonte ha poi aggiunto che “Enel si è fatta due conti e ha capito che con gli incentivi (per la banda larga del governo) e la possibilità, oggi esistente, di portare la fibra senza interrarla, potrebbe dimezzare i tempi di realizzazione da 8 a 4 anni risparmiando anche sui costi”, ha spiegato ancora la fonte.
Le nuove norme introdotte dal governo con il decreto Sblocca Italia prevedono infatti “la posa di cavi o tubi aerei su infrastrutture esistenti” dando così la possibilità di affiancare la fibra ai cavi elettrici sui tralicci, senza bisogno di scavi, tagliando di almeno un terzo i costi.
Il 13 marzo Reuters aveva scritto che Enel starebbe valutando di entrare nel piano per lo sviluppo della banda larga mettendo a disposizione la propria infrastruttura. Indiscrezioni di stampa avevano anche parlato dell’invio all’Agcom di una proposta per regolamentare l’accesso, le condizioni tecniche ed economiche, alle proprie infrastrutture da parte del gruppo dell’Ad Francesco Starace. L’Agcom ha però smentito di avere ricevuto tale proposta.
Il governo ha approvato agli inizi di marzo la Strategia italiana per lo sviluppo della banda larga che prevede interventi pubblici per 6,2 miliardi e di attivarne altrettanti privati. Tutti e quattro i modelli di intervento infrastrutturale (diretto dello Stato, in partnership pubblico privato, a incentivo e ad aggregazione della domanda), previsti dal piano, ottimizzano il riutilizzo delle infrastrutture, sia quelle di proprietà pubblica (quali fognature, pubblica illuminazione, gallerie multiservizio) sia quelle di proprietà privata (cavidotti e infrastrutture esistenti di operatori o multiutility locali) per le quali è prevista l’acquisizione dei diritti d’uso.