Ngn “elettriche”, sarà davvero una buona idea?

L’ipotesi di discesa in campo di Enel nell’affaire ultrabroadband una mossa politica in funzione anti-Telecom? Michele Polo pone la questione e analizza pro e contro di un coinvolgimento di un’impresa elettrica e le possibili sinergie con le Tlc

Pubblicato il 15 Mag 2015

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Abbiamo letto lunedì 11, con toni quasi militari, di una discesa in campo di Enel, sponsorizzata dal governo, nella singolar tenzone con Telecom Italia. Il giorno dopo, per fortuna, i fumi delle granate (o delle miccette?) si diradano e possiamo provare ad aggiornare la nostra cronaca digitale a questa nuova puntata. Lo faremo con alcune domande.

Come si posizionano operatori elettrici e di telecomunicazioni nell’esperienza internazionale?

Oggi esistono forti elementi di collaborazione e sinergia tra attività elettriche e di telecomunicazione. Le reti elettriche locali hanno bisogno di più “intelligenza” che in passato, poiché lo sviluppo della generazione rinnovabile, diffusa sul territorio con molti piccoli impianti ha modificato profondamente topologia e funzioni delle reti locali (le smart grid), e richiede una capacità di comunicazione decentrata che chiama in causa funzioni di telecomunicazione. Così come i consumi elettrici possono divenire più “intelligenti”, reagendo a prezzi differenti durante la giornata, gestendo gli elettrodomestici in modo da minimizzare la spesa, sviluppi che richiedono contatori intelligenti (smart meter) e, ancora una volta, funzioni di telecomunicazione per la gestione efficiente di milioni di punti di prelievo. Allo stesso modo, gli operatori di telecomunicazioni possono beneficiare della collaborazione con gli operatori elettrici per lo sviluppo delle nuove reti, laddove le infrastrutture elettriche possono essere utilizzate come supporto per la realizzazione delle nuove reti a banda ultra-larga. Utilizzando le reti elettriche aeree nelle zone rurali per sostenere anche le reti in fibra e raggiungere utenti remoti, utilizzando le canaline elettriche per posare anche le reti in fibra.

Che benefici possono derivare allo sviluppo delle reti a banda larga da un ruolo attivo di Enel?

Molti articoli e commenti apparsi lunedì 11 tendevano a privilegiare una lettura scacchistica (il governo scende di regina per rispondere all’arrocco di Telecom) ignorando le questioni tecniche sottostanti. La progressiva sostituzione della rete in rame con quella in fibra – con soluzioni che raggiungono le cabine di strada (FttCab), i palazzi (Fttb) o le abitazioni (Ftth) – genera la parte sostanziale dei costi per la nuova infrastruttura. Nei centri abitati la parte finale delle reti elettriche e di telecomunicazione esistenti è sottoterra. Le parti più recenti dentro canaline, all’interno delle quali la sostituzione del rame con la fibra è un’operazione relativamente semplice. Quelle dei decenni precedenti, invece, sono realizzate interrando direttamente il cavo (di telecomunicazione o elettrico). E qui la posa della fibra, quindi, richiede di costruire nuove trincee, posare canaline e posarvi la fibra, con costi ben maggiori.

È chiaro da questa descrizione un po’ noiosa che la realizzazione della nuova rete in fibra, quindi, potrebbe risultare meno onerosa in quelle aree dove Enel avesse una infrastruttura sotterranea in canaline laddove i cavi in rame di Telecom fossero interrati direttamente in trincea. La fibra prenderebbe la strada delle canaline Enel. Analogo discorso per l’utilizzo delle reti elettriche aeree nelle zone rurali. Dalle esperienze recenti, tuttavia, il quadro che appare sembra suggerire come le aree a “infrastrutturazione moderna” siano fortemente sovrapposte tra i due operatori, e dove Telecom ha la rete interrata quasi sempre anche Enel è in analoga condizione. Sinergie, quindi, possibili ma probabilmente limitate.

E se invece Enel e Telecom operano in competizione?

Le sinergie sopra descritte, anche in questo caso, non si perderebbero per Telecom Italia perché le norme impongono ai concessionari pubblici, come Enel, di aprire le proprie infrastrutture all’accesso di operatori di comunicazioni. Telecom potrebbe sempre, come già oggi può fare, chiedere l’accesso alle canaline di Enel. Si arriverebbe, tuttavia, a una duplicazione degli investimenti e alla creazione d’infrastrutture parallele, che nel caso di Enel richiederebbero la costruzione dell’intera rete, qualcosa che non sembra rappresentare la ovvia soluzione per accelerare il processo.

Chi pagherebbe l’onere degli investimenti di Enel?

Nei titoli di lunedì 11, il finanziamento corposo messo in campo dal governo (6,5 miliardi di euro) era magicamente andato a Enel! Dopo una notte di sonno, tuttavia, appare chiaro che non è questa la soluzione possibile. Poiché i finanziamenti, nel piano del governo, sono allocati mediante gare, e non hanno un titolare predeterminato. E poiché, nelle aree dove operatori privati come Fastweb e Telecom Italia stanno investendo o investiranno senza un contributo pubblico, il vincolo degli aiuti di stato impedisce che altri operatori godano invece di incentivazioni pubbliche.
Per concludere, un ruolo di Enel nel processo di sviluppo della rete a banda larga è giustificato e può essere importante, contribuendo all’efficienza e al contenimento dei costi dell’intero processo. In una logica di sfruttamento delle sinergie e di collaborazione tra attori. Un ruolo di contrapposizione quale quello che emergeva ieri dai giornali (ma non, significativamente, sulla sponda Enel) appare invece di difficile comprensione. Speriamo che, diradate le nebbie e calato il testosterone, il buon senso rientri in campo.

*L’articolo si trova su lavoce.info

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