Ngn, Farina: “Bene piano del governo, ma serve mappare le aree marginali”

Il vice presidente di Asas, con delega alla banda larga promuove il piano di Palazzo Chigi: “Riconosciuto il ruolo chiave che può svolgere il satellite”. E avverte: “Ora mettere in atto una seria ricognizione delle zone dove le tecnologie spaziali potrebbero ridurre il digital divide”

Pubblicato il 11 Mag 2015

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“E’ bene dirlo subito: la strategia individuata dal Governo è da considerarsi un passo fondamentale per imprimere uno slancio al processo di digitalizzazione del Paese e per consentire al Paese stesso di recuperare posizioni a livello europeo”. La pensa così Renato Farina, vice presidente di Asas (Associazione per i Servizi, le Applicazioni e le Tecnologie Ict per lo Spazio) con delega per le tematiche banda larga e digital divide.

Un anno di governo Renzi. Il premier a suo tempo aveva annunciato di voler velocizzare il piano per fare l’Italia digitale. Qual è il bilancio di questo primo anno di attività visto secondo la visione di Asas? La roadmap secondo lei è in linea con le promesse?

Il bilancio è positivo con le attenzioni che ora si concentrano essenzialmente sulla strategia per la banda ultra larga. Per altri versi è come se si dovesse giocare un campionato: sono state scritte le regole e si è iniziato a fare le squadre. Ma la partita non è ancora cominciata, sebbene ci siano diversi segnali confortanti per il nostro comparto. Al termine delle analisi e delle consultazioni condotte per la definizione del documento, il satellite si presenta come un elemento indispensabile per la realizzazione del piano in una misura molto maggiore rispetto alla prima fase dell’agenda digitale, ovvero quella della banda larga.

L’assetto della governance, in particolare in seno ad Agid, è stato uno dei nodi più aggrovigliati. E Renzi ha annunciato l’intenzione di voler costituire, in seno alla Presidenza del Consiglio, di un Dipartimento ad hoc sul digitale: cosa ne pensa?

L’idea di un accentramento più forte e più marcato delle funzioni di coordinamento a livello della Presidenza del Consiglio è senz’altro convincente. Questo perché finora abbiamo notato alcune farraginosità legate alla parcellizzazione delle responsabilità soprattutto in seno alle Regioni. E’ come se il tentativo di ordinamento a livello centrale, non sempre efficace, sia stato accompagnato da un po’ di confusione a livello locale. Penso per esempio alla generale proliferazione dei bandi o alla cancellazione di alcuni bandi perché ritenuti non in linea con le normative europee in merito agli aiuti di stato. Quindi il disegno potrebbe aiutare a concretizzare le azioni: si accentra il coordinamento strategico a livello della Presidenza del Consiglio lasciando alle regioni funzioni di tipo tecnico-amministrativo.

Quali sono secondo lei le criticità, se ce ne sono, sul cammino italiano dell’Agenda digitale?

Le criticità principale è questa: a fronte della complessità orografica del territorio italiano che rende difficile ipotizzare una copertura totale per esempio attraverso la fibra, i piani degli operatori – perlomeno quelli dichiarati nei prossimi 3-4 anni – non appaiono affatto ambiziosi. L’impressione è che ci si concentri soprattutto su quelle aree dove già ci sono servizi e clienti e dove il ritorno degli investimenti è rapido e sicuro. E in questo modo la distanza tra il centro e le periferie è destinata ad aumentare con il rischio di un divario digitale ‘di seconda generazione’ molto più ampio di quello della fase precedente. Il che è sconfortante.

Quali sono secondo lei le priorità da portare avanti per la digitalizzazione del Paese?

Oltre al rafforzamento della funzione di coordinamento, meglio se da parte di un organismo centrale, serve anche un’indagine approfondita su tutte le tecnologie e le soluzioni che possono contribuire a risolvere il problema. La priorità è dunque un’applicazione rigorosa del ‘vecchio’ principio della neutralità tecnologica. Se non si procederà in questi termini riteniamo che sia difficile raggiungere gli obiettivi nei tempi individuati dal Governo.

Può indicare le azioni portate a termine che secondo lei maggiormente hanno segnato questo primo anno di governo Renzi?

Dal punto di vista degli operatori satellitari si tratta di qualcosa che non ricade nel progetto Ultrabroadband ma nella fase precedente della banda larga. Faccio riferimento al bando di Infratel ‘Tipologia C’ che punta a garantire almeno la banda larga anche nelle aree rurali, prevedendo un contributo per il terminale e l’installazione del kit per la soluzione satellitare di Eutelsat denominato Tooway. Dopo anni di attesa il provvedimento è arrivato e adesso l’iniziativa è ai nastri di partenza. Ecco: questo rappresenta un segnale di particolare attenzione nei confronti di quelle aree marginali e nello stesso tempo di quelle tecnologie che sono in grado di dare delle risposte, come il caso della soluzione satellitare in banda KA di cui sopra. Insomma riteniamo che sia un’indicazione tendenziale molto importante che debba essere replicata, sebbene in una misura di gran lunga più ampia, anche nel nuovo piano per la banda ultra larga.

Ci sono cose che avevate chiesto e che non sono state “ascoltate”?

No, non possiamo dire che fino ad ora ci sono state richieste inascoltate. E siamo soddisfatti del ruolo svolto dal satellite in tutta Europa per il raggiungimento degli obiettivi della prima fase. Ora occorre guardare al futuro del piano per la banda ultra larga. Tenendo ben presente che, contrariamente alla fase precedente, le cosiddette aree bianche non sono una percentuale residuale. Basta dare uno sguardo alle mappe. E sappiamo bene che alcune zone sono destinate a rimanere marginali anche al termine del processo.

Se dovesse fare un appello al governo per il sostegno al comparto da lei rappresentato cosa chiederebbe?

Chiederei di fare una ricognizione puntuale delle aree marginali. E di evitare ciò che è stato fatto nella prima fase, inserendo la tecnologia satellitare come parte integrante del piano per la banda ultra larga fin da subito e a pieno titolo, cioè con pari dignità rispetto alle altre tecnologie.

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