IL WORKSHOP

Nick Clegg, Facebook: “Ue rischia di restare indietro, ma con gli Usa può dare la svolta a Internet”

L’ex vicepremier britannico, oggi vice presidente degli Affari globali e della comunicazione del social network, apre la due giorni di eventi online sulla futura regolamentazione europea del Web: “Prossimi due anni cruciali, saranno la base del ventennio a venire. Necessario garantire libero scambio di dati e promuovere un mercato digitale dinamico”

Pubblicato il 21 Giu 2021

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Sì alle regolamentazioni: Facebook ne è convinta. Ma attenzione: l’Ue non finisca per lasciarsi “fagocitare” dalle norme e restare indietro rispetto alle grandi potenze mondiali, ovvero Usa e Cina. Il futuro di Internet si gioca proprio sul dinamismo e sull’apertura, lontano da modelli che invece impongono restrizioni. E l’Europa oggi ha una grossa chance da giocare in questo senso: la collaborazione con gli Usa. Nick Clegg, già vicepresidente britannico, oggi vice president degli Affari globali e comunicazione di Facebook, apre con questi suggerimenti la due-giorni di workshop che la società di Zuckerberg ha organizzato, forte della partecipazione di numerosi esperti del settore, per fare il punto su Dsa e Dma, le nuove legislazioni del web in discussione a Bruxelles.

Che il Digital services act (Dsa) e il Digital markets act (Dma), futuri pilastri della regolamentazione di Internet in Europa (proposti dalla Commissione europea il 15 dicembre 2020 e ora oggetto di discussione tra i politici del Parlamento europeo e del Consiglio), siano destinati a dominare il dibattito sulla politica tecnologica dell’Ue per i prossimi due anni è ormai risaputo. Che quello che ne emergerà influenzerà i vent’anni a venire è altrettanto comunemente sentito. Quali siano le direzioni da cogliere e le intuizioni vincenti da mettere in campo è un po’ meno chiaro. Ed è qui che Clegg ha inserito la sua (ovvero quella di Facebook) vision. Con una premessa: “I governi di tutto il mondo stanno avanzando proposte su ogni aspetto – ha puntualizzato -, dalla privacy ai contenuti, alla portability sino alle elezioni online, sino al modo in cui i dati possono essere conservati, condivisi e utilizzati su larga scala. Noi siamo convinti che si tratti di un passo positivo. Sono infatti problemi troppo importanti per essere gestiti dalle sole aziende private, e questa è la ragione per cui Facebook da tempo sostiene pubblicamente la necessità di regolamentazione”.

“Modello aperto da preservare: trasparenza e responsabilità al centro”

Se da un lato è vero che le proposte di Dsa e Dma rappresentano oggi “un grosso problema” per le aziende europee e le società che operano sul territorio, rendendo così necessaria un’approfondita discussione delle misure (motivo per cui si parla di almeno un paio di anni di confronti), è altrettanto vero che la materia – ovvero il futuro di Internet – si confronta con visioni internazionali diverse e contrastanti. 
Clegg ha fatto notare l’interesse europeo a “preservare un Internet aperto e universalmente accessibile, con al centro la sicurezza e il rispetto dei diritti umani”, istanze sentite di fatto anche dall’amministrazione Biden. “Insieme – ha fatto notare -, Stati Uniti ed Europa potrebbero creare le basi per un consenso globale più ampio”. Ma il modello di Internet aperto non è così banale da mettere in atto, davanti a “minacce” che si fondano invece su impostazioni di chiusura, controllo e censura.

Allo stesso tempo, il “potere” sui dati va giustamente responsabilizzato: “E’ corretto imporre obblighi diversi e più severi alle piattaforme più grandi rispetto alle startup più piccole”, ha fatto notare Clegg. Allo stesso tempo, ben vengano la maggiore segnalazione dei dati e il controllo dei sistemi, piuttosto che la microgestione di singoli contenuti, davanti alle grandi piattaforme. “La spinta verso una maggiore trasparenza e responsabilità che motiva gran parte della proposta legislativa dell’Ue è fondamentalmente giusta e benvenuta”, ha fatto presente l’ex vicepremier. Chiarendo poi che Facebook già da tempo si muove in questa direzione, con costanti report sulla trasparenza, controllo delle notizie e violazione di contenuti.

“Non giochiamo contro innovazione e apertura”

Ma pensare a regole e normative non deve esporre l’Ue a rischi di “retrocessione” rispetto ai grandi competitor mondiali. Per Clegg, lo sguardo del legislatore non deve infatti perdere di vista almeno due punti chiave: le esigenze di innovazione e la tutela della globalità di Internet.
“Fra le nostre prime preoccupazioni davanti alle proposte di Dma – ha precisato – c’era il pensiero che i policy e law maker potessero finire “nel profondo delle erbacce” della progettazione del prodotto. Penso ad esempio alle disposizioni dettagliate su come gli utenti dovrebbero accedere a diverse app, definite in un modo che rischia di fossilizzare il funzionamento dei prodotti e impedire l’iterazione costante e la sperimentazione che guidano il progresso tecnologico”.

Altro punto: le proposte normative immaginate per evitare casi di “auto-preferenza” delle grandi aziende nell’uso dei propri servizi. “Intenzioni corrette – ha chiarito Clegg – che però dovrebbero confrontarsi con test sui benefici per i consumatori, allo scopo di garantire che non escludano i nuovi arrivati che magari fornirebbero servizi migliori e più economici“. “Le aziende che si diramano in nuovi mercati possono essere buone per la concorrenza – ha aggiunto -: pensate a Orange che lancia Orange Bank per competere con le banche o le società a banda larga che offrono servizi tv per competere con le emittenti”.

Insomma: a conti fatti, secondo la voce di Facebook, il Dma si scontra oggi con una doppia faccia. Da un lato l’eccesso prescrittivo, dall’altro i margini di ampliamento delle possibilità legislative, “ad esempio – puntualizza Clegg – per promuovere un mercato digitale dinamico e in evoluzione e abbattere i silos di dati, ad esempio indicando come i dati potrebbero essere condivisi in sicurezza tra le aziende rispettando la privacy individuale”.

Libero flusso di dati Ue-Usa

In tutto questo, una priorità: “Evitare di costruire silos normativi – ammonisce Nick Clegg -, in particolare quelli che impediscono il flusso di dati attraverso i confini.  I flussi di dati senza soluzione di continuità sono la linfa vitale di un Internet aperto”. Il riferimento è chiaramente a recenti sentenze dei tribunali europei, che hanno ad esempio posto dubbi sulla liceità dei trasferimenti di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti. O ad alcune disposizioni nei regolamenti proposti che consentirebbero leggi locali in disarmonia con le regole europee, creando di fatti mini-Dma e Dsa nazionali.

“Proteggere le nostre economie garantendo il libero flusso di dati tra l’Ue e gli Usa dovrebbe essere una priorità urgente su entrambe le sponde dell’Atlantico, a tutela del Patto che ci lega e delle esigenze di ripresa post pandemica”, ha commentato. Lasciando intendere che non sarebbe utile a nessuno permettere alle buone intenzioni di provocare, magari inconsapevolmente, una frammentazione di Internet che potrebbe rivelarsi molto dannosa.

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