“Il 5G cambierà il paradigma delle reti fisse ancora prima e in modo più disruptive di quanto non avverrà per il mobile. E ha le caratteristiche per diventare un’alternativa economica, flessibile e rapida al Ftth per fornire connettività Gigabit ultra-larga nelle case degli italiani in molti contesti diversi”: in audizione alla Camera, Alberto Calcagno, svela la nuova “visione” di Fastweb.
Una visione inedita rispetto alle tesi finora sostenute dai più relativamente alla “insostituibilità” della fibra e che pone l’Italia al centro di un paradigma “rivoluzionario”. L’idea di Fastweb è “replicare” il modello Verizon facendo leva sin da subito sulle tecnologie fixed wireless access per poi potenziare le performance con la versione mobile “pura”. La compagnia di Tlc americana ha già adottato il Fwa in 4 grandi città per sperimentare a livello commerciale la capacità del Fwa 5G di competere con operatori di banda ultralarga già operativi nelle stesse città, ha evidenziato Calcagno puntualizzando, dati alla mano, che i risultati sono significativi in termini di velocità di deployment, capacità di servire aree sufficientemente grandi (circa 400 metri di raggio) con ciascuna antenna e un risparmio rispetto a soluzioni Ftth di circa il 40%.
“Appare chiaro che questa in molti paesi è una strada obbligata per costruire business case robusti e garantire un ritorno sugli investimenti. E in mercati poi che presentano determinate caratteristiche il 5G può facilmente diventare la principale tecnologia di accesso per l’ultrabroadband domestico”. E fra i mercati con determinate caratteristiche c’è proprio l’Italia: infrastruttura Fttc densa preesistente; forte propensione della popolazione ad utilizzare il mobile per la connettività casalinga e antenne Tv già installate su tetti che possono ulteriormente facilitare l’installazione di apparecchiature Fwa, ha elencato Calcagno. “Con oltre l’82% della copertura Fttc (a meno di 250 metri da case e uffici), un’elevata propensione all’adoption dei servizi a banda larga mobile-only e la presenza di antenne Tv sul 99% dei tetti, l’Italia è il paese con il maggiore potenziale per diventare il banco di prova del 5G Ubb in Europa”.
“Questo modello quindi in Italia risulterebbe vincente e consentirebbe di ottenere incomparabili vantaggi in termini di efficacia ed efficienza: accelerare la disponibilità e l’adozione della banda ultralarga nelle città dove il Ftth non è ancora disponibile ed evitare investimenti inefficienti in aree del paese dove soluzioni wireless presentano indubbi vantaggi. Per la prima volta l’Italia si trova in una posizione di vantaggio rispetto agli altri paesi europei per aver creato condizioni favorevoli alla realizzazione di queste reti, in un contesto realmente competitivo”,
Secondo il ceo di Fastweb “è indispensabile dunque tenere conto delle potenzialità aperte da questa nuova tecnologia per rivedere le policy pubbliche in materia di banda ultralarga in modo da velocizzare e rendere più efficienti gli investimenti, sfruttando il mix ottimale di tecnologie fisso-mobile per massimizzare la diffusione possibile della banda ultralarga e ridurrre al minimo i tempi e investimenti necessari. È fondamentale che l’attenzione delle policy pubbliche rimanga alta e orientata a facilitare e rendere il più possibile efficienti gli investimenti privati in questo settore, a vantaggio del mercato e degli utenti finali”.
Ma quale dovrà essere allora il ruolo della fibra? E soprattutto, gli annunci di Calcagno sono il segno di un’evoluzione in chiave “mobile” della fiber company? “La nostra ambizione è di fare leva sui nostri asset – la fibra, tante infrastrutture civili riutilizzabili per il 5G come gli armadi di strada e le frequenze – per diventare il primo operatore convergente. Quindi abbiamo il massimo interesse ad accelerare il più possibile su questa infrastruttura. Il ruolo che svolgeremo sarà quello di catalizzatore: la realizzazione rapida della nostra rete costringerà altri player ad inseguirci e ad investire a loro volta”. Ma per accelerare servirà sciogliere i nodi burocratici che vincolano la realizzazione delle reti e rivedere i limiti elettromagnetici. Riguardo alle condizioni burocratiche secondo Calcagno bisogna intervenire per abbattere l’eterogeneità delle regolamentazioni locali per la permessistica (che possono variare differire sia rispetto al tipo di installazione che per comune/ente interessato). Ed è anche necessario – auspica il manager – ottenere autorizzazioni per eventuali scavi che dovessero rendersi necessari per collegare gli apparati alle reti in fibra ottica alla disponibilità dell’alimentazione elettrica necessaria al funzionamento degli apparati. Secondo Calcagno serve l’introduzione di un iter semplificato che permetta, sotto determinate condizioni, l’installazione delle Small Cell in regime di autorizzazione generale, nonché di misure che incentivino la collaborazione da parte delle aziende municipalizzate.
Riguardo ai limiti elettromagnetici “siamo sicuri che saranno auditi esperti nell’ambito di questa indagine conoscitiva per verificare che un innalzamento dei limiti al livello degli standard europei non comporta alcun rischio, come già evidenziato da molti studi scientifici”. Ma la revisione dei limiti fissati dal Dpcm 8 luglio 2003, “risulta indispensabile per la realizzazione rapida delle reti di nuova generazione e per evitare che l’Italia vanifichi gli sforzi fatti sin qui per la creazione di un contesto volto ad offrire a tutti i settori produttivi del paese un vantaggio competitivo”.
IL TESTO INTEGRALE DELL’AUDIZIONE DI ALBERTO CALCAGNO