39 marketplace online in Germania, 24 in Francia e 13 in Italia, più decine negli altri Paesi Ue: l’e-commerce in Europa non è solo Amazon e eBay, anche se sono questi i nomi noti che fanno i titoli. In tutto sono più di 220 le piattaforme per la compra-vendita su Internet nel nostro continente, a dimostrazione che l’e-commerce ha conquistato stabilmente i consumatori europei.
“Anche se molti consumatori non ne sono consapevoli, l’e-commerce è molto più che Amazon e eBay. Questi sono i colossi, ma ci sono sono tanti marketplace di successo che rispondono a specifiche esigenze dei consumatori”, afferma Oliver Prothmann, presidente della Federal Association of eCommerce (Bvoh), che nel suo nuovo studio ha rilevato oltre 50 aziende in Europa che offrono più di 220 marketplace online.
Il marketplace online è fondamentalmente una piattaforma unica dove negozianti diversi possono vendere i loro articoli. Ma non solo: “Gli approcci sono molteplici, ” sottolinea Prothmann, “è questo che rende attraenti i mercati online dell’Europa”.
I negozi di Internet europei presentano una grande varietà e si differenziano molto gli uni dagli altri. Per esempio, alcuni marketplace sono aperti (chi vuole vendere si registra al portale) mentre altri sono chiusi (è l’operatore del portale a invitare i negozianti che vuole includere). Inoltre, ci sono tipi di offerte diverse (buy now, asta, classified); in alcuni marketplace la transazione avviene dentro la piattaforma mentre in altri solo alla consegna delle merci; in alcuni l’operatore è anche un merchant, in altri no.
Bvoh ha messo a punto una vera mappa dell’e-commerce in Europa anche con una lista dei 50 principali marketplace online per traffico generato dall’uno all’altro: la classifica mette in risalto il ruolo dei negozi online dell’Est europeo (come il polacco allegro.pl).
Secondo Bvoh, tuttavia, i marketplace di Internet soffrono delle restrizioni di alcuni produttori: per molti negozi online vendere certi articoli è proibito. “Tali divieti unilaterali sulla vendita imposti da singole aziende produttrici mettono a rischio posti di lavoro e l’esistenza stessa dei retailer”, sostiene Bvoh. “Questi divieti tagliano i ponti tra i distributori e quelli che possono rappresentare i loro più importanti canali di vendita negando la possibilità di usare piattaforme online poco costose e molto diffuse su un mercato competitivo, a tutto vantaggio dei consumatori. Ai consumatori si nega il vantaggio di prezzi trasparenti e di una più ampia scelta di articoli come solo l’e-commerce può offrire”.