L'ANALISI

Non solo entertainment, dai videogames sprint all’occupazione “di qualità”

Nel 2018 il settore ha generato un business di 137.9 miliardi di dollari. Percorsi accademici cruciali per formare sviluppatori con le necessarie capacità tecniche ed artistiche. L’analisi di Marco Accordi Rickards, professore straordinario Link Campus University e direttore Fondazione Vigamus

Pubblicato il 09 Mag 2019

Marco Accordi Rickards

Professore straordinario Link Campus University e Direttore Fondazione Vigamus

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Non tutti sanno che il mercato dei videogiochi oggi è il più grande e florido di tutto l’entertainment. Secondo le statistiche di Newzoo, nel 2018 il settore del gaming è riuscito in tutto il mondo a generare un business pari a 137.9 miliardi di dollari: dalle app per dispositivi mobile fino ad arrivare alle competizioni agonistiche dedicate all’e-sport.

Oggi un videogioco è molto di più di un semplice “omino” che salta sui funghi, come nel leggendario Super Mario Bros: può essere una storia commovente, un divertentissimo sport o persino un’applicazione che aiuta le persone nella riabilitazione dopo una terapia. La grande fortuna del videogioco va di pari passo con l’ingresso del medium nelle case delle persone ed è quindi frutto di tantissime rivoluzioni sociali degli ultimi anni, non ultime l’avvento di Internet e, più recentemente, dei social network. In Italia, un Paese dove le tecnologie fanno più fatica a penetrare, il settore si dimostra in salute con una crescita significativa (+18,9%) rispetto alla precedente rilevazione e un giro d’affari di 1.7 miliardi di euro (Fonte: Aesvi).

Lo sviluppatore, così come il professionista che si occupa di seguire la comunicazione del videogioco, è uno dei mestieri più ambiti al mondo, una professione che implica sensibilità tecnica e maestria artistica.

Ubisoft Montreal, lo studio di videogiochi canadese, dà lavoro ad oltre 3.500 dipendenti e realizza, in congiunzione con altri studi Ubisoft sparsi in tutto il mondo, giochi in grado di vendere milioni di copie in tutto il mondo, come la serie “Assassin’s Creed”, “Ghost Recon” e “Far Cry”.

Proprio Ubisoft ha una sua sede anche in Italia, a Milano, che nel 2017 ha finito di sviluppare e lanciare sul mercato “Mario + Rabbids: Kingdom Battle”, un’unione dello storico brand di Mario Bros. con i coniglietti folli di Ubisoft (una sorta di precursori dei famosi Minions di Illumination, protagonisti della divertentissima serie di film animati Cattivissimo Me). Per questo gioco, Ubisoft Milano ha dovuto collaborare in prima persona con il Walt Disney dei videogiochi, Shigeru Miyamoto, creatore della saga di “Super Mario”.

Sempre a Milano ha sede Milestone, il più grande sviluppatore di videogiochi italiano, che realizza simulazioni di corse motociclistiche e automobilistiche (come la fortunata serie “Ride”) che vengono esportate in tutto il mondo, imponendosi come esempio di qualità indiscussa a livello globale. Non male per un Paese come l’Italia, piccolo per estensione geografica, ma grande nella sua capacità di generare talenti e imporre il suo stile.

Alla luce di tutto questo è facile immaginare quanto ricco di opportunità sia il settore dei videogiochi, per gli investitori ma anche per i giovani talenti che intendono affacciarsi al mondo del lavoro. L’eterogeneità del mercato dei videogiochi permette ai giovani di esprimere la propria creatività attraverso una complessa serie di sfaccettature lavorative. Per questo motivo, l’industria dei videogiochi è alla ricerca di tecnici, artisti 3D, programmatori, disegnatori, animatori e sound designer e di competenze che siano in grado di rispondere all’esigenza di posizionare correttamente un prodotto sul mercato ed allo stesso tempo comunicarlo nella migliore maniera possibile.

In Italia esistono molti istituti accademici pensati per formare figure lavorative in grado di inserirsi nella global games industry, l’industria del videogioco globale.

Dal 2014, Link Campus University, in sinergia con Vigamus Academy (business unit di Fondazione Vigamus) ha dato vita a un corso di laurea triennale in “Innovative Technologies for Digital Communication” curriculum Videogiochi, nonché una laurea magistrale in “Tecnologie e Linguaggi della Comunicazione”. In questi anni si sono alternati docenti provenienti dalle più importanti aziende e compagnie del settore, come Ubisoft, Nintendo, Microsoft, fino ad arrivare ai giganti dello sviluppo di videogiochi come Cloud Imperium Games, gli sviluppatori del progetto “Star Citizen” a opera del veterano Chris Roberts, uno dei videogiochi più ambiziosi del momento che vedrà la partecipazione persino di star hollywoodiane come Mark Hamill, storico interprete di Luke Skywalker nella serie Star Wars. Una realtà accademica che apre le porte verso il mondo del lavoro (in Italia e all’estero) e che ha permesso agli studenti di essere oggi protagonisti di realtà leader del mercato del gaming come Warner Bros., CD Projekt RED, 2K Vegas.

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