Nelle ultime settimane i padiglioni che compongono l’area espositiva di Expo 2015 sono stati citati e raccontati soprattutto per il valore architettonico che sapranno esprimere durante la manifestazione e al termine del semestre, quando, una volta smantellati, in molti casi saranno ricostruiti sul territorio dei Paesi che rappresentano e destinati a nuovi usi. Ma l’innovazione di queste strutture non si annida solo nelle soluzioni estetiche scelte per comunicare i concetti, le culture e i messaggi che gli Stati partecipanti vogliono trasmettere durante la kermese dedicata alla produzione di cibo sostenibile: è in primo luogo l’anima hi-tech di ciascun padiglione a fondere i contenuti e a condividerli con i visitatori, abilitando user experience (lo ricordiamo: anche grazie all’apporto dei partner tecnologici Telecom Italia, Cisco, Accenture e Samsung) che molte persone sperimenteranno per la prima volta proprio in occasione dell’evento, oppure ospitando centri di ricerca e innovazione per lo sviluppo di soluzioni digitali votate al miglioramento della qualità della vita.
Cominciamo proprio dal Padiglione Italia, che include all’interno dei suoi 13.200 mq uno spazio riservato a 24 startup tricolori, che durante il semestre lavoreranno su applicazioni dedicate ai settori dell’agrifood, dell’energy, dell’environment, dell’industrial, del life science, della sharing economy, della social innovation, e della smart city. Lo stesso padiglione è un concentrato di tecnologie costruttive a basso impatto, che sfruttano l’hardware di Gewiss, realtà bergamasca specializzata in domotica e telecontrollo, per ottimizzare i flussi e i consumi energetici garantendo il massimo comfort a visitatori e addetti ai lavori.
Anche il Padiglione Usa si candida a diventare un laboratorio temporaneo “non solo nel settore alimentare, ma anche in quelli contigui che abbracciano scienza, tecnologia e imprenditorialità”, come ha dichiarato Doug Hickey, commissario generale del progetto. Per questo l’organizzazione ha siglato accordi di partnership con Microsoft, Uber e Copernico, che sostengono il programma Feeding the Accelerator, una serie di workshop, seminari e incontri valorizzati da hackathon per l’elaborazione di nuove soluzioni basate sul networking in risposta a specifici problemi del nostro tempo.
La Cina partecipa a Expo 2015 con ben tre padiglioni. Oltre a quello ufficiale, c’è infatti la struttura chiamata “Amazing Asia”, del gruppo JooMoo (attivo sul piano del Web, dell’e-commerce, dell’energia oltre che del real estate), che attraverso postazioni multimediali e laboratori interattivi racchiude le proposte di diverse imprese del Far East. A queste si aggiunge il palazzo della società immobiliare Vanke. Sul piano sensoriale, il padiglione istituzionale della Repubblica popolare cinese accoglie i visitatori attraverso una miriade di schermi Lcd che li introducono all’area “Paradiso”: una serie di installazioni multimediali che trasmettono l’esperienza dei 24 periodi del calendario agricolo cinese, corrispondenti alle diverse posizioni del sole, e il loro significato nella cultura locale.
Lo spazio “Tecnologia e futuro” documenta invece i progressi raggiunti nell’ambito della produzione agroalimentare, tra cui le tecniche di riciclo dei materiali, di tracciabilità digitale, e l’Internet of things in ambito agricolo. Tutti temi cari anche alla Francia, che all’interno del proprio padiglione insiste sul precision farming (l’uso di droni, comunicazioni satellitari e sensori nel terreno per migliorare la produttività), che si rivelerà sempre più fondamentale nell’ottica di potenziare la resa delle colture d’eccellenza.
Ma la vera star dell’agricoltura 3.0 è Israele, che porta in Expo la propria esperienza pluridecennale nel processo di trasformazione di estese aree desertiche in lotti coltivati ad alta rendita. L’installazione più spettacolare del padiglione è senz’altro il campo verticale: 70 metri di lunghezza per 12 metri di altezza che durante il semestre permetterà di coltivare, seguendo il ritmo delle stagioni, mais, grano e riso attraverso un sistema di irrigazione a goccia gestito da soluzioni software as a service, quindi in cloud, che oltre a regolare i flussi idrici monitorano anche in tempo reale lo stato degli impianti.