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Non solo tecnici, l’Italia a caccia di dirigenti con competenze digitali

Secondo i dati di Unioncamere sono le professioni più qualificate quelle in cui si richiedono skill avanzate. Nel 96,6% degli annunci spicca la capacità di utilizzare le tecnologie Internet, nel 94,8% linguaggi e metodi matematici e nel 66,6% la gestione dei processi innovativi. Gli ingegneri elettrotecnici e dell’informazione i due profili più difficili da reperire

Pubblicato il 04 Mar 2024

Unioncamere competenze

Le competenze digitali sono richieste per più di sei assunti su 10, ma quasi la metà delle imprese, per l’esattezza il 45,6%, le considera difficili da trovare. A evidenziarlo sono i test su 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di Commercio.

I numeri dello studio

Stando a quanto risulta al Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, sono circa 3,5 le figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi – pari al 63,4% del totale – a cui è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.

A più della metà del totale, circa 2,8 milioni, erano inoltre richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici, mentre più di due milioni di assunzioni, il 37,1%, riguardavano profili in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative attraverso l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali su robotica, big analytics, internet of things.

Per 1,8 milioni di posizioni era richiesto, con importanza elevata, il possesso di almeno una di queste tre skill. A fronte di questi numeri, la difficoltà di reperimento ha sempre superato il 45%, mentre le competenze digitali erano considerate strategiche nel 32,1% dei casi.

Dirigenti e competenze digitali

Dai dati Unioncamere emerge inoltre che sono proprio le professioni più qualificate quelle a cui sono richieste più competenze digitali e di un livello più avanzato. Focalizzando l’attenzione, ad esempio, sui dirigenti, emerge che la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è richiesta nel 96,6% dei casi, seguita da quella per l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici (94,8%) e per la gestione di processi innovativi (66,6%).

Quanto alle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili, le skill digitali sono richieste in più della metà dei casi, mentre nel caso delle professioni non qualificate la percentuale scende a circa il 40%.

Su base geografica, le competenze digitali sono richieste soprattutto nel Nord Ovest, anche se nell’ambito più specifico e innovativo riguardante l’applicazione ai processi aziendali delle tecnologie digitali, della robotica, dei big data analytics la maggiore domanda è espressa dalle Regioni del Mezzogiorno.

Le competenze più “rare” sul mercato

I due profili più difficili da trovare sono secondo i dati di Unioncamere gli ingegneri elettrotecnici e gli ingegneri dell’informazione, mentre l’utilizzo di Internet è richiesto con importanza elevata e con alta difficoltà di reperimento anche ai tecnici delle costruzioni civili, ai tecnici gestori di reti e di sistemi telematici e ai tecnici elettronici.

La capacità di utilizzo di metodi e linguaggi matematici e informatici è richiesta invece – si legge in una nota di Unioncamere – con importanza elevata anche ai tecnici gestori di reti e di sistemi telematici, agli elettrotecnici e ai tecnici esperti di applicazioni.

Quanto invece alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, oltre agli ingegneri elettrotecnici, spiccano per difficoltà di reperimento e per elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.

Le imprese italiane e l’intelligenza artificiale

Se dai dati emergono importanti progressi delle imprese italiane sul digitale, la criticità riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che si ferma a meno del 10% del campione, con un ulteriore 15% che sta programmando di investire in questo ambito entro tre anni.

“Le imprese hanno capito che l’intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile per la competitività, ma in pochi si sono già attrezzati – sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere – Il sistema camerale le sta attivamente aiutando con attività di informazione e formazione attraverso i Pid”.

“Le Camere di commercio hanno anche avviato un vasto progetto di Open Innovation diretto a migliorare la gestione del proprio patrimonio informativo attraverso l’intelligenza artificiale – prosegue Prete – a cui si aggiunge una serie di sperimentazioni che prevedono l’utilizzo di questa tecnologia. E’ il caso della piattaforma Stendhal, una iniziativa che consente di analizzare e verificare il posizionamento competitivo di oltre 200 destinazioni turistiche italiane attraverso indicatori che arrivano addirittura al livello comunale”.

La crescita digitale delle imprese italiane

Per i prossimi tre anni, sono previsti ulteriori passi in avanti nel campo della digitalizzazione delle imprese, in continuità con quanto già avvenuto tra il 2021 e il 2023, periodo in cui si è progressivamente ristretta la percentuale delle imprese appartenenti alla categoria “apprendista”, ovvero quelle che hanno mosso i primi passi nell’utilizzo delle tecnologie digitali, passando da 41,6% a 37,4%, con un contestuale aumento per le categorie “specialista” (imprese che possiedono una buona autonomia nell’utilizzo del digitale), passata nel triennio dal 39,1% al 41,6% ed “esperto” (aziende che hanno digitalizzato la gran parte delle loro funzioni), dall’11,9% al 13,6%.

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