Le competenze digitali sono richieste per più di sei assunti su 10, ma quasi la metà delle imprese, per l’esattezza il 45,6%, le considera difficili da trovare. A evidenziarlo sono i test su 40mila test di autodiagnosi della maturità digitale realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di Commercio.
I numeri dello studio
Stando a quanto risulta al Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, sono circa 3,5 le figure professionali ricercate nel 2023 dalle imprese dell’industria e dei servizi – pari al 63,4% del totale – a cui è stato richiesto il possesso di capacità di utilizzare le tecnologie Internet.
A più della metà del totale, circa 2,8 milioni, erano inoltre richieste competenze specifiche sull’utilizzo di linguaggi e metodi matematici e informatici, mentre più di due milioni di assunzioni, il 37,1%, riguardavano profili in possesso di competenze di gestione di soluzioni innovative attraverso l’applicazione ai processi aziendali di tecnologie digitali su robotica, big analytics, internet of things.
Dirigenti e competenze digitali
Dai dati Unioncamere emerge inoltre che sono proprio le professioni più qualificate quelle a cui sono richieste più competenze digitali e di un livello più avanzato. Focalizzando l’attenzione, ad esempio, sui dirigenti, emerge che la capacità di utilizzare le tecnologie Internet è richiesta nel 96,6% dei casi, seguita da quella per l’utilizzo di linguaggi e metodi matematici (94,8%) e per la gestione di processi innovativi (66,6%).
Quanto alle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili, le skill digitali sono richieste in più della metà dei casi, mentre nel caso delle professioni non qualificate la percentuale scende a circa il 40%.
Su base geografica, le competenze digitali sono richieste soprattutto nel Nord Ovest, anche se nell’ambito più specifico e innovativo riguardante l’applicazione ai processi aziendali delle tecnologie digitali, della robotica, dei big data analytics la maggiore domanda è espressa dalle Regioni del Mezzogiorno.
Le competenze più “rare” sul mercato
I due profili più difficili da trovare sono secondo i dati di Unioncamere gli ingegneri elettrotecnici e gli ingegneri dell’informazione, mentre l’utilizzo di Internet è richiesto con importanza elevata e con alta difficoltà di reperimento anche ai tecnici delle costruzioni civili, ai tecnici gestori di reti e di sistemi telematici e ai tecnici elettronici.
La capacità di utilizzo di metodi e linguaggi matematici e informatici è richiesta invece – si legge in una nota di Unioncamere – con importanza elevata anche ai tecnici gestori di reti e di sistemi telematici, agli elettrotecnici e ai tecnici esperti di applicazioni.
Quanto invece alla capacità di gestire soluzioni innovative con le tecnologie 4.0, oltre agli ingegneri elettrotecnici, spiccano per difficoltà di reperimento e per elevato grado di importanza della competenza anche i tecnici delle costruzioni civili, gli elettrotecnici, i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici.
Le imprese italiane e l’intelligenza artificiale
Se dai dati emergono importanti progressi delle imprese italiane sul digitale, la criticità riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che si ferma a meno del 10% del campione, con un ulteriore 15% che sta programmando di investire in questo ambito entro tre anni.
“Le imprese hanno capito che l’intelligenza artificiale è uno strumento imprescindibile per la competitività, ma in pochi si sono già attrezzati – sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere – Il sistema camerale le sta attivamente aiutando con attività di informazione e formazione attraverso i Pid”.
“Le Camere di commercio hanno anche avviato un vasto progetto di Open Innovation diretto a migliorare la gestione del proprio patrimonio informativo attraverso l’intelligenza artificiale – prosegue Prete – a cui si aggiunge una serie di sperimentazioni che prevedono l’utilizzo di questa tecnologia. E’ il caso della piattaforma Stendhal, una iniziativa che consente di analizzare e verificare il posizionamento competitivo di oltre 200 destinazioni turistiche italiane attraverso indicatori che arrivano addirittura al livello comunale”.
La crescita digitale delle imprese italiane
Per i prossimi tre anni, sono previsti ulteriori passi in avanti nel campo della digitalizzazione delle imprese, in continuità con quanto già avvenuto tra il 2021 e il 2023, periodo in cui si è progressivamente ristretta la percentuale delle imprese appartenenti alla categoria “apprendista”, ovvero quelle che hanno mosso i primi passi nell’utilizzo delle tecnologie digitali, passando da 41,6% a 37,4%, con un contestuale aumento per le categorie “specialista” (imprese che possiedono una buona autonomia nell’utilizzo del digitale), passata nel triennio dal 39,1% al 41,6% ed “esperto” (aziende che hanno digitalizzato la gran parte delle loro funzioni), dall’11,9% al 13,6%.