Numeri interessanti dal mondo dei mobile POS. A fine 2014 erano circa 45 mila le soluzioni attive con almeno una transazione effettuata nel corso dell’anno. Una spallata consistente, a supporto della loro diffusione, proviene dal “decreto POS”, che dal 30 giugno 2014 ha obbligato professionisti e imprese ad accettare i pagamenti anche con carte di debito. Nel 2013 in Italia si contavano solo 19 servizi erogati tramite mobile POS: un anno dopo sono più di 80! Vera gloria o c’è ancora tanta strada da compiere? Entrambe le ipotesi appaiono plausibili. I 2.500 euro di transato medio annuo per ogni mobile POS sono un buon risultato, considerata la recente diffusione. Poca cosa, invece, se li confrontiamo con la media di 10-20 mila euro raggiunta a livello europeo. Nella capacità di cambiare siamo sempre in ritardo, siamo lenti come sistema dimostrando anche che la nostra è un’innovazione assistita (dalle leggi) e poco spontanea. Senza dimenticare i tempi di gestazione dell’iter legislativo. Ma ormai questa è storia vecchia e bisogna guardare con ottimismo l’avviamento del processo di rinnovamento. Il mobile POS non ”è solamente uno strumento in più che si aggiunge ai dispositivi tradizionali – spiega Valeria Portale, Direttrice dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano – ma all’estero, grazie ai nuovi attori nel mercato dell’acquiring, è diventato un’evidente variante nelle modalità di ingaggio predisposte dal fornitore di servizi POS, passando dalla sottoscrizione di una convenzione bancaria a un acquisto tipicamente consumer”. Un aspetto rivoluzionario nel campo: il mobile POS si può comperare online o nel negozio di elettronica e non necessita di tempi di attesa per l’installazione (plug & pay). In realtà il canale bancario ha ancora un ruolo dominante: il 90% del campione esaminato dall’Osservatorio richiede, infatti, la sottoscrizione fisica presso la filiale e intercetta direttamente il possessore del mobile POS. Gli attori delle due nuove filiere – startup con il ruolo di facilitatori nel processo di pagamento e operatori telefonici in quello di intermediari tra istituti bancari e facilitatori dei pagamenti – si spartiscono il 10% residuale, rimanendo ancora ai margini del mercato. La mobilità del dispositivo lo rende adattabile alle esigenze di tante categorie di lavoratori: dai professionisti agli ambulanti, dai tassisti a chi consegna merci a domicilio, dai controllori sui trasporto pubblico agli edicolanti. Oltre 5 milioni di partite IVA rendono ipotizzabile un promettente scenario di sviluppo che, in tre anni, potrebbe tradursi in circa 240 mila mobile POS sul nostro territorio, per un transato di poco inferiore ai 4 miliardi di euro. La normativa, anche quella europea, può incoraggiarne sicuramente l’utilizzo. Il regolamento UE (NdA: 2015/751 entrato in vigore dallo scorso mese di giugno, poi slittato al 9 dicembre di quest’anno) va in questa direzione, pensando soprattutto a esercenti e consumatori.
L’intero mercato europeo funzionerà con le medesime regole, che fanno della trasparenza il grimaldello per scardinare le resistenze all’acquisto tramite moneta elettronica. Come si traduce la volontà espressa dal legislatore? Innanzi tutto il Regolamento definisce un “tetto” per le commissioni applicate alle transazioni regolate da carte. A ciò si aggiunge l’obbligo da parte degli intermediari finanziari di produrre il dettaglio di tutte le voci di costo, che compongono “il conto” per l’esercente. Tendenzialmente esercenti e consumatori dovrebbero beneficiare di una diminuzione di costi: i primi sulle fee di servizio, i secondi sui prezzi di acquisto delle merci, che contengono parte dei costi sostenuti dall’esercente. Probabilmente non sarà proprio così, perché gli operatori, soprattutto quelli bancari, cercheranno di compensare la contrazione di questi ricavi con l’incremento di altre voci di costo non soggette a massimale. Una volta a regime, invece, quali impatti produrrà il Regolamento sugli operatori attivi nel campo dei pagamenti elettronici? Chi emette carte di pagamento cercherà nuove fonti di ricavo ma, soprattutto, solleciterà il proprio marketing a studiare nuovi strumenti di pagamento. Chi, invece, lavora sulle convenzioni con gli esercenti, probabilmente si orienterà verso strumenti meno costosi (mobile wallet e mobile POS), difendendo la marginalità con la maggiore efficienza.