“Chiedo all’azienda di ritirare questo provvedimento. Si discute e vediamo cosa possiamo fare. Se una persona perde il posto di lavoro non è solo lei, ma è tutta la comunità che soffre. Il mio impegno c’è tutto. Molto del mio tempo lo passo a discutere di queste cose e abbiamo trovato modi per risolvere in maniera dignitosa molte situazioni”. Lo ha detto sabato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo che si era diffussa la notizia delle 115 lettere di licenziamento per i lavoratori di Nokia Solutions and Networks. La raccomandata, inviata il 3 ottobre e anticipata per posta elettronica, avvertiva 115 lavoratori di non presentarsi al lavoro questa mattina, e di riconsegnare al più presto, entro tre giorni dal ricevimento della raccomandata, il badge e i device aziendali.
Intanto dalle sette di questa mattina un presidio di lavoratori blocca le attività dello stabilimento Nsn di Cassina de’ Pecchi, in provincia di Milano. “Andremo avanti a oltranza – afferma un delegato della Rsu – finché la proprietà non ritirerà tutte le lettere di licenziamento”.
E’ questa l’ultima tappa di una vertenza che ha coinvolto 154 esuberi di Nokia Solutions and Systems, la maggior parte impiegati dall’azienda finlandese in Lombardia, più quattro a Roma e due a Napoli, dopo che il 30 settembre si era chiusa senza raggiungere un accordo la contrattazione con i sindacati prima al Mise e poi al ministero del Lavoro.
L’azienda, come aveva annunciato nei giorni scorsi, ha deciso unilateralmente di ridurre del 25% il numero degli esuberi inizialmente previsto, e ha così fatto recapitare la lettera di licenziamento a 115 persone anziché a 154. Per i 39 lavoratori che non hanno ricevuto la lettera di licenziamento l’azienda ha rinunciato di voler verificare ogni possibilità per il reinserimento in azienda, anche se non è ancora chiaro quale sarà la loro collocazione.
I sindacati si erano detti disposti a trattare finché non fosse partita la prima lettera di licenziamento, ma per una coda della negoziazione che si era conclusa senza esiti, nonostante l’appello del ministero del Lavoro all’azienda, non si sono create le possibilità.