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Nvidia, l’Antitrust Usa vuole vederci chiaro: posizione dominante?



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Il Dipartimento di Giustizia ha inviato all’azienda una serie di richieste per accertare il peso nel mercato dei chip per l’AI. E la stessa richiesta sarebbe stata fatta pervenire a una serie di competitor. Il colosso mette le mani avanti: “Vinciamo per merito, grazie alla qualità della nostra offerta”

Pubblicato il 4 set 2024



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L’autorità Antitrust americana ha messo sotto esame le pratiche concorrenziali di Nvidia e di altri gruppi tecnologici attivi nell’ambito dei processori dedicati all’AI. L’obiettivo è quello di capire se queste aziende stanno abusando della propria posizione di forza allo scopo di limitare la possibilità dei clienti di ricorrere ad altri fornitori.

I dubbi del dipartimento di Giustizia

Il dipartimento di Giustizia, che aveva già precedentemente sottoposto a Nvidia una serie di questionari, ha ora inoltrato la richiesta legalmente vincolante (subpoena) di fornire informazioni più dettagliate. A dare la notizia è Bloomberg, che cita persone che hanno familiarità con l’indagine.

In particolare, i funzionari del governo temono che il produttore di chip renda più difficile il passaggio ad altri fornitori e penalizzi gli acquirenti che non utilizzano esclusivamente i suoi processori per l’intelligenza artificiale.

Il mese scorso, The Information ha riferito che il dipartimento di Giustizia aveva avviato un’indagine su Nvidia dopo le denunce di alcuni concorrenti, che sostenevano che l’azienda avesse abusato della sua posizione dominante sul mercato.

Ma la società rispedisce le accuse ai mittenti: “Nvidia vince per merito, come riflesso nei nostri risultati e nel valore per i clienti, che possono scegliere qualsiasi soluzione sia per loro migliore”, ha commentato il colosso dell’AI.

Una bolla che sta scoppiando?

Tuttavia, la citazione in giudizio giunge in un momento delicato per Nvidia, e più in generale per le aziende legate allo sviluppo della tecnologia: gli investitori stanno del resto ricalibrando le aspettative sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale, preoccupandosi non solo per la lentezza dei ritorni di investimenti miliardari, ma anche per l’effettiva sostenibilità economica ed energetica di uno sviluppo dell’AI a livello globale.

D’altronde le previsioni trimestrali di Nvidia, che la scorsa settimana avevano disatteso le aspettative degli investitori, hanno contribuito a frenare ulteriormente l’ottimismo nei confronti di questo settore. Le azioni della società sono scese del 2,5% nelle contrattazioni prolungate di martedì dopo aver perso il 9,5% nella sessione regolare, facendo crollare la capitalizzazione di mercato di Nvidia di 279 miliardi di dollari, e segnando un record: si tratta in effetti del più grave calo del valore di mercato mai registrato in un solo giorno da un’azienda statunitense.

La performance negativa si è riverberata a cascata sull’intero comparto: l’indice dei chip Phlx è crollato del 7,75%, la perdita maggiore dal 2020.

Intel è scesa di quasi il 9% dopo che Reuters ha riportato che l’amministratore delegato Pat Gelsinger e i principali dirigenti dovrebbero presentare un piano al consiglio di amministrazione della società per tagliare le attività non necessarie e rivedere la spesa di capitale del chipmaker in difficoltà.

“Alcune ricerche recenti hanno messo in dubbio che i ricavi dell’AI da soli giustifichino l’ondata di investimenti in questo settore. Nel valutare le spese di capitale per l’AI delle singole società, gli investitori devono considerare se queste stanno facendo il miglior uso dei loro bilanci e del loro capitale”, hanno scritto gli strateghi di BlackRock in una nota per i clienti.

 

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