Mentre gli investitori del settore telecom concentrano la loro attenzione sull’esito della revisione del deal Three–O2 in Gran Bretagna da parte dell’antitrust europeo, Strand Consult pubblica l’ennesima nota critica sull’operato di DG Comp.
La nota si basa in parte su documenti riservati dell’ufficio europeo sulla concorrenza guidato da Margrethe Vestager, che Strand Consult ha potuto visionare e da cui gli analisti deducono che, ancora una volta, l’antitrust europeo sta prendendo decisioni su temi che “non comprende”, perpetuando quel quadro regolatorio “poco prevedibile” che danneggia l’industria delle telecomunicazioni che ha invece “bisogno di grandi apporti di capitali e di capacità di programmare sul lungo periodo”.
“Nonostante parli tanto della necessità di investire, la Commissione europea non è riuscita a creare un ambiente favorevole alla realizzazione e alla gestione delle reti telecom”, scrive Strand Consult. “Questo problema nasce da un conflitto di competenze e strategie tra organi della stessa Commissione“.
Da un lato c’è infatti DG Connect, che usa dati empirici raccolti nei sondaggi tra gli Stati membro e cerca di disegnare un quadro di normative moderno; dall’altro c’è DG Comp che usa le sue “regole alla buona” per decidere quali merger approvare. Uno dei documenti di DG Comp visionato da Strand Consult riguardo al merger delle filiali mobili di Hutchison e Telefonica in Uk contiene un’analisi del mercato britannico: secondo Strand, ne esce una visione “semplicistica, monolitica”, anche “fuorviante”, chiara dimostrazione che l’agenzia non capisce che cosa crea veramente la concorrenza.
DG Comp valuta il deal Three–O2 guardando ai segmenti verticali: per l’antitrust il mercato telecom consiste in distinte reti (mobile, fissa, broadband, Tv, ecc.) che non hanno relazione tra loro. In realtà, invece, oggi le telco operano in modo orizzontale, offrendo prodotti in bundle (triple o quad-play). “La descrizione del mercato deve essere orizzontale, una visione verticale è limitata”, scrive Strand. “La concorrenza non consiste solo nel fornire ai clienti un one-stop shop ma anche nelle opportunità di ridurre i costi di marketing, distribuzione e servizio clienti e anche di differenziare i prezzi dei prodotti”. Le telco che offrono pacchetti triple o quad-play, come BT che ha appena acquisito l’operatore mobile EE, hanno queste opportunità: per questi operatori il costo per trattenere un cliente è molto più basso che per operatori come Three o O2 che non hanno offerte triple o quad-play. Si tratta di informazioni necessarie per DG Comp per prendere le sue decisioni e disegnare i suoi quadri di riferimento, scrive Strand Consult, ma l’agenzia “non vuole ammettere i suoi errori e le sue incompetenze”.
Non che l’antitrust britannico abbia proceduto in modo diverso. La Consumer Market Authority Uk, che ha approvato l’accordo BT–EE senza esigere “rimedi” e creando “uno dei più forti incumbent in Europa”, ha chiesto a DG Comp di bloccare il merger Three–O2. La politica dell’antitrust britannico, dunque, non è meno protezionistica di quella europea. La Commissione europea che invoca il consolidamento “cross border” come base del Digital Single Market avrebbe dimostrato coerenza con tale politica, secondo Strand, approvando il deal Three–O2 in quanto aziende estere in Uk. Invece i due incumbent nazionali BT e EE “sono stati premiati a scapito di due entranti, ostacolando di fatto quella vera concorrenza di mercato che rende le autorità antitrust così come sono state finora obsolete”. Il network sharing che attraversa la Gran Bretagna è complesso, ammette Strand Consult, ma ancora maggiore è la complessità e il costo della costruzione di torri mobili.
La conclusione degli analisti è che le autorità antitrust danneggeranno il mercato mobile più di qualunque operazione di consolidamento in-market, perché seguono modelli datati; il loro lavoro è poco trasparente e non sono mai resi responsabili delle decisoni che prendono. “La Commissione europea manca di qualunque coordinamento”, conclude la nota di ricerca di Strand Consult. “Andrus Ansip e Günther Oettinger di DG Connect hanno visioni grandiose per le telco europee, ma non contano niente perché alla fine chi decide è Margrethe Vestager. I merger che vengono o non vengono approvati oggi determinano gli investimenti che saranno fatti in futuro. L’Ue ha un gap di 100 miliardi di euro in investimenti privati ed è DG Comp a portare gran parte di questa responsabilità”.