Nel maggio del 2013 ebbe successo il test del Boeing X-51A Waverider. L’aereo ipersonico, senza pilota, raggiunse in sei minuti velocità Mach 5.1. Il progetto fino a quel punto aveva ingoiato 300 milioni di dollari, coinvolgendo il fior fiore delle imprese e delle istituzioni statunitensi, specializzate in HiTech militare: Boeing, Air Force Research Labs, NASA, DARPA, USAF e Pratt & Whitney Rocketdyne. La velocità del suono è 1200 chilometri orari. Mach 5.1 significa oltre 10mila chilometri orari.
La distanza fra Bamako, capitale del Mali, oppure fra Algeri e New York, è poco più di 6mila chilometri. Insomma il tempo per andare in auto da Ponte Milvio a Ostia, sarebbe sufficiente all’ipersonico per traversare l’Atlantico. Nella primavera del 2014, la Cina ha fatto volare il suo ipersonico WU-14, a Mach 5.2, con costi di gran lunga più bassi del concorrente statunitense. Il gelo è calato di là dell’Atlantico. Gli osservatori occidentali, esterrefatti, dissimularono: la Cina aveva recuperato in pochi mesi un gap enorme. È un tipico caso di “sorpresa strategica”, come quando un concorrente mette sul mercato un prodotto tecnologicamente più avanzato del nostro e a costi minori. Tutto lo sforzo profuso sino a quel momento s’annulla.
Bisogna ricominciare daccapo ma questa volta sappiamo che il concorrente è davanti a noi, non più indietro. Da un anno a questa parte il linguaggio di Obama è mutato. Nelle ultime ore ha preso le distanze dalla signora Clinton, mentre i comizi elettorali fervono. C’è un manipolo di scienziati cinesi cui dobbiamo molto. Teniamo le dita incrociate o giunte, a seconda del proprio credo.