L'Icann, l'organizzazione non profit californiana
specializzata nella gestione della rete Internet, negli ultimi
tempi ha un nuovo, potente avversario: l'Amministrazione Obama.
Lo scrive il Washington Post, aggiungendo che l'Icann già da
tempo è nel mirino di altri paesi come Russia e Cina, che
preferirebbero una gestione affidata alle Nazioni Unite.
Ma ora anche l'amministrazione Obama non vede di buon occhio il
ruolo dell'Icann sull'amministrazione del web. Il governo
americano, che ha contribuito alla creazione di Icann (Internet
Corporation for Assigned Names and Numbers) nel 1998, ha strigliato
l'organizzazione chiedendole di essere più presente nel
controllo della Rete e di dare più spazio alle posizioni in
materia dei Paesi stranieri.
Gli Usa sono preoccupati di dover cedere parte del loro potere di
controllo del web all'Onu, come richiesto da diversi paesi – in
testa Russia e Cina – e chiedono all'associazione di
coinvolgere di più il consesso internazionale per non dover cedere
terreno.
Una battaglia, quella per il controllo dell'uso del web, che a
marzo arriva ad un punto nodale, visto che in programma c'è
l'incontro degli Usa con i governi stranieri, per discutere del
controverso lancio di nuovi suffissi, come .gay, .god, .muslim o
.nazi.
Inoltre, l'organizzazione sta tentando di conservare il
contratto federale che le consente di soprintendere al database
degli indirizzi dei web master, un potere che allarma alcuni
governi stranieri. Come hanno mostrato le rivolte nel mondo arabo,
con il tentativo dei regimi di bloccare la rete Internet
all'interno dei confini dei propri Paesi, la questione del
"chi governa il web" sta acquisendo una sempre maggiore
rilevanza nei dibattiti di politica estera.
E ci sono Paesi che ritengono che gli Stati Uniti dispongano di
troppo potere. A questo, si aggiungono gli attriti tra Icann e il
Dipartimento del Commercio Usa, che teme che gli altri Paesi
possano presto coalizzarsi alle Nazioni Unite per prendere il
sopravvento nella gestione del web. Di qui, le richieste a Icann
affinchè dia maggiore ascolto alle istanze della comunità
internazionale.
Il rischio che i governi di diversi paesi, ad esempio nell'area
mediorientale ad esempio Libia o Iran, possano decidere in
autonomia di limitare l'accesso alla rete per meglio
controllare il rischio di rivolte, non piace agli Usa. E così la
regolamentazione del web sta diventando sempre più un argomento
caldo di politica estera. Regimi pronti a tutto pur di mantenere il
potere potrebbero limitare l'accesso al web per annegare nel
sangue la rivolta del popolo, che sempre più usa la Rete come
strumento di lotta.