La ripresa economica dell’Italia passa necessariamente da una pubblica amministrazione più efficiente, ovvero digitalizzata e gestita in modo trasparente, con una governance capace di guardare al controllo della spesa pubblica e al coordinamento efficace tra le strutture amministrative a livello centrale e regionale. Lo afferma l‘Ocse nel suo studio “Economic policy reforms 2021: Going for growth”.
Una Pa più efficiente è essenziale per utilizzare al meglio i fondi europei per la ripresa (European recovery and resilience facility, Rrf, i fondi del Next Generation Eu) che andranno anche a finanziare il nostro Recovery Plan. Senza una Pa digitale non riusciremo a realizzare i benefici delle riforme strutturali.
Brunetta: “Le nostre riforme nella giusta direzione”
“Nella scheda sull’Italia dal rapporto ‘Going for Growth 2021’ l’Ocse scrive a chiare lettere che l’efficienza della Pa è priorità essenziale per la ripresa. Ne siamo talmente convinti che vanno in questa direzione tutte le riforme che abbiamo già varato e quelle che approveremo nelle prossime settimane, dai concorsi alle semplificazioni”, ha commentato in una nota il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. “Non ci sono più alibi e non c’è più tempo, i paladini dell’immobilismo se ne facciano una ragione. Lo dobbiamo a cittadini e imprese, che meritano servizi migliori, e a tutti i dipendenti pubblici che ogni giorno servono lo Stato con disciplina e onore”.
PA digitale per vincere le sfide strutturali
L’Ocse riconosce i passi in avanti compiuti dall’Italia, ma le nostre sfide strutturali restano, anzi sono state acuite dall’emergenza Covid-19. Tra queste, l’elevato debito pubblico, la lentezza del sistema giudiziario, gli alti livelli di disoccupazione e il sistema formativo che ancora non è in grado di dare al Paese in modo omogeneo le competenze digitali. L’Ocse sottolinea che l’Italia ha solo il 20% di laureati nella fascia di popolazione del 25-64enni contro una media Ocse che si avvicina al 40% (dati del 2019).
Rendere la macchina pubblica più digitalizzata aiuterà a sanare molte di queste criticità. L’innovazione riduce gli elementi di opacità e informalità, contrasta l’evasione fiscale per recuperare entrate utili per lo Stato e migliora la capacità di portare i benefici delle iniziative pubbliche alla società, scrive l’Ocse.
L’introduzione di interfacce digitali user-friendly andrebbe accompagnata da un lavoro di semplificazione delle procedure amministrative su tutti i livelli della Pa. Definire una roadmap con tempi certi per le iniziative di digitalizzazione e assegnare le singole responsabilità faciliterebbe l’attuazione e il controllo dei costi.
Accelerare su reti Tlc e competenze digitali
Le raccomandazioni dell’Ocse per la modernizzazione del nostro Paese non trascurano la centralità delle nuove reti Tlc: l’Italia dovrebbe “rimuovere gli ostacoli per consentire un roll-out più rapido dell’infrastruttura di telecomunicazione“.
Tra le altre indicazioni che vengono fornite: accelerare l’uso degli strumenti e dei servizi digitali per imprese e cittadini; migliorare la progettazione e la diffusione dei corsi di formazione continua; puntare sulla formazione che prepara al lavoro, potenziando lo studio delle materie Stem e la diffusione delle competenze digitali; migliorare i sistemi di ricerca del lavoro e formazione gestiti tramite l’Anpal; rimuovere gli ostacoli legali allo smart working; alzare il livello di consapevolezza e le competenze dei manager per dare sostegno alla diffusione della tecnologia e dell’innovazione e migliorare la valorizzazione dei talenti.
Un board nazionale per la produttività
La digitalizzazione servirà anche ad accrescere la produttività e la competitività delle piccole e medie imprese italiane. L’Ocse cita il pacchetto di incentivi per Industria 4.0 che l’Italia ha rinnovato nel 2020 per aiutare le imprese a investire in tecnologie digitali e ricerca e sviluppo. Ora, secondo l’organizzazione, all’Italia occorre una “Commissione nazionale per la produttività” (National productivity board) per definire le priorità, guidare le attuazioni e verificare l’accountability, in modo da rafforzare l’impatto degli incentivi per l’innovazione e ridurre il peso della burocrazia.
Il nodo degli investimenti
L’Ocse evidenzia anche che un quadro normativo uniforme riuscirebbe a stimolare gli investimenti da parte delle imprese nazionali ed estere. Gli investimenti privati in Italia sono il 15% del Pil contro il 18% delle media Ocse. Investimenti privati e pubblici insieme rappresentano il 17% del Pil nel nostro Paese rispetto a una media Ocse del 23% (dati del 2020).
Per gli investimenti privati, in particolare, l’Italia dovrebbe ridurre la complessità regolatoria e le lungaggini burocratiche fornendo strategie, responsabilità e tempi certi.