REPORT

Ocse: net company, boom di assunzioni

Secondo lo studio sull’economia della rete, le 250 principali aziende dell’Ict per fatturato hanno aumentato del 6% il numero di dipendenti nel 2011. Amazon e Google regine del recruiting

Pubblicato il 09 Ott 2012

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Sono ancora le aziende di Internet a trainare la crescita e la creazione di posti di lavoro nel’industria It, secondo il nuovo studio dell’Ocse sull’economia della rete (Oecd Internet Economy Outlook 2012). La rapida crescita della domanda di servizi mobili aiuta ad alimentare i ricavi e gli investimenti in ricerca e sviluppo di questa industria.

Le 250 principali aziende dell’Ict per fatturato nei paesi Ocse hanno incrementato la forza lavoro del 4% nel 2010 e del 6% nel 2011. Ma le assunzioni sono cresciute molto più velocemente tra le aziende di Internet, che hanno potenziato i loro dipendenti del 29% nel 2011; il risultato si deve in gran parte ad Amazon.com e a Google che hanno assunto il 50% in più tra 2010 e 2011. Il settore Ict conta il maggior numero di addetti negli Stati Uniti (sono più del 30% del totale Ocse), seguiti da Giappone (16%) e Germania (9%).

Le aziende dell’elettronica e delle attrezzature per le comunicazioni sono invece responsabili della fetta più consistente della spesa in R&D nel 2011 (sempre tra le 250 aziende maggiori): quasi il 50% del totale, rispettivamente 46 miliardi e 28 miliardi di dollari. I produttori di seminconduttori hanno rappresentato il 16% (26 miliardi di dollari) degli investimenti in ricerca e sviluppo, seguiti dalle società del software (13%) e delle attrezzature It con (un altro 13%).

L’industria dei servizi It ha superato la crisi del 2009 meglio di quella della produzione, tornando rapidamente a crescere e a mettere a segno risultati positivi dall’inizio del 2010. Questo si deve, spiega il report dell’Ocse, alla maggiore specializzazione nei servizi Ict in tutti i paesi Ocse, mentre le attività di manufacturing si sono trasferite verso aree dove i costi sono inferiori.

La forza del settore dei servizi si deve in parte al ruolo crescente svolto dall’Ict nell’aiutare le aziende a diventare più efficienti. Le aziende di tutto il mondo considerano la tecnologia un importante strumento per ridurre i costi e quindi hanno continuato a comprare servizi Ict anche in tempi di crisi e riduzione dei budget. Lo stesso discorso si applica al settore delle telecomunicazioni, che ha continuato a registrare performance robuste nonostante la crisi perché famiglie e singoli utenti considerano questi servizi essenziali alla loro vita quotidiana.

La spesa Ict totale a livello globale dovrebbe raggiungere 4.406 miliardi di dollari nel 2012, di cui il 58% (2.572 miliardi) rivolto a servizi e attrezzature per le comunicazioni, il 21% (910 miliardi) destinato a servizi informatici, il 12% (539 miliardi) a prodotti hardware e il 9% (385 miliardi) a quelli software.

Le stime suggeriscono che nel 2012 la spesa diretta al software crescerà più rapidamente (del 7,6% l’anno) di quella per il computer hardware (+6,1%). Anche la spesa in servizi e attrezzature per le comunicazioni conoscerà un forte incremento (del 7,6% l’anno), come riflesso dell’adozione di servizi più avanzati e della veloce diffusione dei servizi mobili nei paesi in via di sviluppo.
La struttura della spesa Ict si sta lentamente spostando, nota il report Ocse, e la spesa consumer rappresenta ormai un terzo del totale. Questo si deve soprattutto alla forte ascesa della domanda di device mobili (smartphone, netbook, tablet). La spesa Ict sta crescendo rapidamente anche nel settore delle risorse naturali, dell’edilizia, dell’energia e delle utility, anche grazie alle nuove infrastrutture “smart”.
L’Ocse ha usato una nuova metodologia per misurare i benefici economici di Internet. In base alle statistiche nazionali ufficiali, il report ha così scoperto che, nel 2010, fino al 13% del “valore aggiunto” delle aziende americane, ovvero il loro contributo al pil nazionale, si può attribuire a Internet. Questo evidenzia più che mai l’importanza di Internet come fonte di crescita in tempi di recessione economica e come componente “core” dell’intera economia.

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