L’agilità strategica deve diventare parte del modo di fare delle pubbliche amministrazioni: secondo lo studio Ocse “Achieving Public Sector Agility at Times of Fiscal Consolidation“, un mutato quadro economico-sociale e i cambiamenti tecnologici richiedono agli enti governativi di adattarsi rapidamente, rinnovando strutture, metodi e ruoli e rispondendo alla richiesta di maggiore “partecipazione” da parte dei cittadini alla messa a punto delle politiche e dei servizi pubblici. Ciò contribuirà anche a far crescere il livello di fiducia nei governi, oggi in forte calo in molti paesi Ocse e invece necessario per gli Stati per portare avanti le necessarie riforme.
Il concetto di agilità strategica è preso in prestito dal settore privato e può servire, pur con le dovute differenze, come quadro di riferimento per una riforma del modo di fare e pensare delle pubbliche amministrazioni. I governi hanno diversi strumenti con cui introdurre maggiore flessibilità e velocità di reazione ai cambiamenti: il budget, le risorse umane, le tecnologie Ict.
Sul budget, per esempio, occorre trovare un equilibrio tra la centralizzazione della spesa, che si è imposta dopo la crisi finanziaria del 2008 come sistema per garantire una maggiore disciplina, e la necessità di evitare “silos” tra i vari enti pubblici e gap informativi. Spending review e stesura dei budget in base alle prestazioni attese (performance budgeting) sono tra i metodi da considerare. Anche sul tema delle risorse umane, è giusto ridurre la forza lavoro se ridondante, ma non a scapito della qualità del servizio pubblico e della ricchezza di competenze, sottolinea lo studio.
Planning strategico del personale, gestione delle competenze e delle prestazioni, promozione della mobilità e della diversity, sono fra le strategie vincenti.
L’Ict naturalmente è essenziale per introdurre nelle pubbliche amministrazioni una varietà di strumenti che permettono di ottenere l’agilità strategica: migliorano il collegamento tra le diverse parti della PA, a supporto anche di decisioni coerenti sulle risorse e sulle strategie, introducono nuovi approcci come cloud computing, servizi basati su mobile e social media, aumentano la collaborazione all’interno della PA e tra la PA e i suoi partner e, in congiunzione con gli open data, aiutano a rendere i governi più trasparenti.
Anzi, in un periodo di consolidamento fiscale, in cui i governi hanno bisogno di riassegnare le risorse umane e economiche per nuove policy e attività, le Ict sono cruciali per trasformare il modo in cui i governi funzionano e interagiscono con i cittadini.
Occorre però che vi sia la volontà politica di cambiare, e che gli enti pubblici adottino una nuova cultura e mentalità, incoraggiando la sperimentazione, l’innovazione e la collaborazione. I paesi dovranno scambiarsi più efficacemente esempi e best practice; le normative dovranno adattarsi per dare agli enti pubblici la flessibilità per interagire con service provider esterni; andranno assunte persone con competenze nuove e si dovrà trovare un equilibrio tra privacy e data sharing. Infine, i benefici di una PA così rinnovata dovranno giungere all’intera società, per non creare nuovi “digital divide”.
“Perché queste riforme abbiano successo, i governi devono rafforzare il coordinamento, costruire fiducia e consenso, essere trasparenti e aperti, coinvolgere cittadini e imprese”, sottolinea l’Ocse. Anche forme di government audit sono da mettere in conto, per assicurare un controllo sulla correttezza dei processi pubblici.