Ocse: si sposta verso l’Asia l’epicentro dell’innovazione

Nel mercato Ict perdono peso i Paesi occidentali dove tuttavia rimangono concentrati i servizi. In crescita il numero degli investitori non Ocse. Nel 2009 il 24% di M&A avviato da società cinesi, arabe e indiane

Pubblicato il 14 Dic 2010

L’information technology (It) e Internet sono potenti motori che
trainano ricerca, innovazione, crescita e trasformazione sociale
nel mondo. E’ quanto si legge nell’edizione 2010
dell’Information technology outlook dell’Ocse, che analizza la
crisi economica e l’andamento della ripresa suggerendo che il
quadro per il settore It è buono, perché questa industria è
riuscita a resistere alla turbolenza economica meglio di quanto
abbia saputo fare durante la crisi dei primi Anni 2000. Ciò non
toglie che la fase di ristrutturazione non sia ancora finita;
inoltre, sono le economie fuori dall’Ocse, in particolare Cina e
India, i principali fornitori di beni connessi con le tecnologie
Ict.

Lo studio analizza in modo approfondito anche il ruolo
dell’information and communication technology nell'affrontare
le questioni della difesa dell’ambiente e della lotta al
cambiamento climatico; viene sottolineata l’importanza delle Ict
nel rendere possibili diffusi e netti miglioramenti delle
performance ambientali dei vari settori dell’economia e nello
stimolare un fondamentale cambio nelle abitudini degli utenti.

Il report illustra poi i nuovi trend nelle politiche Ict dei Paesi
Ocse. La priorità è ovunque far ripartire l’economia,
concentrandosi sulle competenze e il personale Ict, sulla
diffusione della banda larga, sul finanziamento di progetti e
ricerca e sviluppo nel settore Ict, e nell’uso delle Ict per
ridurre l’impatto ambientale delle attività economiche.

Secondo lo studio, l’industria Ict globale mostra un trend di
crescita del 3-4% nel 2010 che dovrebbe confermarsi nel 2011. Le
aziende dei servizi It stanno contrastando la crisi meglio delle
aziende della manifattura, a tutto vantaggio di player come Ibm e
Fujitsu che, nati come puri produttori di hardware, sono oggi
largamente spostati sui servizi.

Le dieci più grandi aziende mondiali di Internet hanno visto
crescere il fatturato del 10% durante il 2009, nonostante la crisi.
E’ cresciuta anche l’occupazione nel settore Ict, che
rappresenta oggi oltre il 20% del totale dei lavoratori nei Paesi
Ocse. Una tecnologia che continua a tirare più del mercato? I
semiconduttori, ma il cloud computing è in forte sviluppo:
dovrebbe rafforzare la domanda di specialisti Ict ma avrà
soprattutto un forte impatto sulla crescita e sul valore
aggiunto.

Sulla globalizzazione del settore Ict, lo studio nota che i Paesi
Ocse si sono fortemente specializzati nella fornitura di servizi
Ict a valore aggiunto, mentre la produzione vera e propria negli
ultimi dieci anni si è spostata in Asia. Il 50% del commercio
globale in prodotti Ict avviene fuori dai Paesi Ocse. Aziende
cinesi come Huawei e Zte stanno acquisendo competitività e
innovatività sui mercati emergenti.

Inoltre le aziende Ict fuori dall’Ocse stanno diventando degli
investitori internazionali di peso. Nel 2009, il 24% degli accordi
internazionali di M&A nel settore Ict sono stati avviati da
società di nazioni non-Ocse, come Cina, India, Russia, Paesi
Arabi.

Nel settore dei contenuti digitali, l’industria globale dei
videogame produce il 30% delle sue revenues (50 miliardi di
dollari) dai “contenuti digitali” come download o abbonamenti.
L’industria della musica, che sta perdendo entrate, genera però
un quarto del giro d’affari dai download, dallo streaming e dai
servizi su Internet mobile. E c’è ancora spazio per crescere: il
catalogo di iTunes comprende solo 11 milioni di canzoni, contro gli
80 milioni di brani contenuti nei maggiori database
dell’industria.

Infine, sul rapporto tra Ict e ambiente, lo studio individua nelle
smart grid un’area di futuro sviluppo perché possono rendere
più sostenibile la produzione, il consumo e la gestione
dell’energia elettrica (per esempio, riducendo gli sprechi, oggi
pari all’8% del totale dell’elettricità prodotta nel mondo).
La questione è tuttavia complessa perché una tecnologia come gli
smart meter, che permettono all’utente finale di controllare i
consumi di energia, accrescono la necessità di server, data center
e reti, sollevando la difficile domanda: “Internet può essere
veramente green?”.

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