Il mercato dei Big data ha bisogno di un opportuno set di regole che promuova una sana concorrenza tra aziende il cui modello di business si basa sulla raccolta di grandi quantità di dati. Ne è convinto il commissario europeo al digitale Günther Oettinger che ha svelato ieri che la Commissione Ue sta valutando “delle misure concrete che siano le più idonee a soddisfare gli interessi delle aziende europee permettendo loro di beneficiare a pieno delle opportunità della data-driven innovation”, come riporta il Wall Street Journal. L’Ue potrebbe per esempio cercare modi “per mitigare l’esistente squilibrio tra aziende data-rich e aziende data-poor”.
Per il quotidiano economico americano il messaggio è chiaro: la Commissione prende di mira ancora una volta colossi come Google o Facebook che hanno enormi quantità di dati sui loro utenti e per questo acquisirebbero un vantaggio sleale che taglia le gambe alla concorrenza. Questi colossi potrebbero aver sviluppato, grazie ai loro enormi set di dati, dei profili così sofisticati dei consumatori allo scopo di creare pubblicità mirate da rendere impossibile ad aziende rivali e nuovi entranti competere alla pari.
Oettinger ha detto che i dati sono nell’odierna economia un bene di scambio: nel modello di business di Google, per esempio, i dati della search sono messi insieme e venduti agli inserzionisti. L’Europa vuole sfruttare queste potenzialità e pensa che l’economia dei dati potrebbe arrivare a rappresentare il 5% del Pil dell’Ue entro il 2020, ma occorre “prendere le giuste misure per favorire questo mercato”, ha sottolineato il commissario.
L’ipotesi di una regolamentazione per le piattaforme di Internet è ovviamente molto sgradita alle aziende americane. Ma la Commissione non si lascia spaventare: “Dovremo prendere delle decisioni difficili sul piano legale, economico e politico nel corso di quest’anno”, ha indicato Oettinger.
Il commissario antitrust Margrethe Vestager aveva annunciato a gennaio che il suo ufficio stava esaminando con attenzione il tema della raccolta di grandi quantità di dati da parte delle maggiori Internet companies per capire se ciò violi in qualche modo le norme sulla concorrenza dell’Europa. Oettinger però ha chiarito ieri che le politiche sulla concorrenza potrebbero non bastare ad affrontare i problemi posti dall’economia digitale, soprattutto quando entrano in gioco i dati.
Per Oettinger un modo per promuovere una sana concorrenza su questo mercato potrebbe essere la creazione di “spazi dei dati personali”, che permetterebbero ai consumatori di negoziare i termini con cui possono accedere ai propri dati. Oppure l’Ue potrebbe dare supporto a spazi di collaborazione in cui le aziende possono scambiare in sicurezza i dati o condividere set di dati, spazi che le aziende oggi non usano ma che potrebbero essere utili ad altre aziende che vogliono creare nuovi prodotti o servizi. Comunque le misure per il mercato dei dati sarebbero complementari alle nuove regole Ue concordate a dicembre che ampliano la tutela della privacy per i cittadini.
Per Oettinger però non si tratterà solo di vincere l’opposizione dei big del web americani ma anche di trovare un coordinamento con l’antitrust Ue che respinge le indicazioni di non essere sufficiente a regolare le questioni inerenti l’economia dei dati: rappresentanti dell’autorità europea sulla concorrenza hanno espresso cautela su eventuali nuove regole per le piattaforme di Internet e sottolineato che gli strumenti forniti dall’antitrust sono più che adeguati a rispondere alle nuove sfide dei Big data.