Andare oltre i servizi obbligatori normativi per spingere l’innovazione a vantaggio di imprese, cittadini e Pubblica Amministrazione. È questa la nuova sfida che attende il settore del banking. Una sfida che passa attraverso la trasformazione dell’open banking in open finance e che poggia sull’economia di rete, dove il successo di un’iniziativa è legato all’aumento sia della quantità di player in campo sia della crescita degli utenti in un circolo virtuoso che determina l’incremento esponenziale del valore.
Liliana Fratini Passi, Direttore Generale di Cbi e a novembre scorso nominata “Woman in FinTech of the Year” – nell’ambito dell’iniziativa che celebra il talento femminile e il valore della diversità di genere nel mondo della finanza – fa il punto con CorCom sulle sfide prossime venture e sull’evoluzione dello scenario anche e soprattutto a seguito dei profondi mutamenti innescati dallo scoppio della pandemia da Covid 19.
Fratini Passi cosa è davvero cambiato in questi due anni?
La pandemia e l’innovazione tecnologica stanno ridisegnando in modo significativo le abitudini di tutti noi, delle famiglie e delle imprese, rappresentando due importanti punti di discontinuità rispetto al passato. E fra i più importanti cambiamenti a cui abbiamo assistito ci sono quelli che riguardano i pagamenti: si è intensificato in modo persistente il ricorso alle modalità elettroniche, fino a un aumento del 30% nel numero di operazioni nei primi tre trimestri del 2021 – stando a recenti dati di Banca d’Italia – contribuendo a ridurre il divario dell’Italia nel confronto con gli altri Paesi europei in relazione all’uso degli strumenti alternativi al contante. Un dato che lato Cbi, è confermato dal raddoppio del numero di cittadini, ora a quota 11 milioni, che nell’ultimo anno hanno usato il servizio Cbill, che consente di consultare e pagare online avvisi di pagamento di aziende e Pubblica Amministrazione.
Siamo al punto di non ritorno?
Molte delle abitudini acquisite resteranno, le aziende proseguiranno a usare processi digitalizzati, e-commerce e smart working, con innovazione continua e rapida. Da più parti si parla dunque di “never normal” in quanto ogni innovazione raggiunta grazie anche alle nuove tecnologie sarà velocemente superata per puntare alla successiva. E proprio la diffusione delle tecnologie digitali nel mercato finanziario contribuisce ad ampliare la gamma dei servizi offerti anche da parte di soggetti nuovi rispetto agli operatori tradizionali di mercato, che raccolgono le richieste della clientela, soprattutto quella più giovane, di servizi digitali. Fra l’altro le istituzioni europee, che hanno colto da tempo l’evoluzione in atto nei mercati finanziari, stanno promuovendo diversi dossier per normare il nuovo mercato e garantire al consumatore un’esperienza di utilizzo degli strumenti omogenea e sicura anche nei confronti dei nuovi soggetti fintech: in particolare a settembre del 2020 è stato pubblicato il Pacchetto sulla Finanza Digitale da parte della Commissione Europea che comprende le strategie sulla finanza digitale e sui pagamenti al dettaglio nonché una serie di regolamenti che mirano a rimuovere la frammentazione del mercato unico digitale dei servizi finanziari, facilitare l’innovazione tramite l’utilizzo di tecnologie innovative come la blockchain, promuovere uno spazio europeo comune di dati finanziari e migliorare la gestione dei rischi. Si tratta di iniziative che riconfermano gli elementi fondanti delle direttive sui sistemi di pagamento (PSD e PSD2) che, nel favorire lo sviluppo di nuove forme di innovazione e concorrenza, con la prospettiva di offrire maggiori opzioni di scelta ai consumatori finali, introducono nel mercato una vera e propria segmentazione della filiera dei pagamenti, coinvolgendone tutti i principali attori – intermediari, clienti e partner tecnologici – e spingono il cosiddetto “open banking”.
A proposito di open banking, che novità ci sono?
Se da una parte l’industria finanziaria in generale, e il mercato dei pagamenti in particolare, non è nuova a cambiamenti tecnologici, tuttavia quello che caratterizza l’attuale scenario dell’open banking è la velocità esponenziale dei cambiamenti, nonché il fatto che le spinte innovative provengono prevalentemente dall’esterno del settore. Al riguardo è importante evidenziare che l’open banking non è un fenomeno circoscritto ma è un trend in crescita a livello internazionale; ad oggi, in più di 60 Paesi sono state avviate iniziative in tale ambito. Il rapporto delle banche tradizionali con questi nuovi soggetti può trasformarsi da competizione alla creazione di ampie forme di cooperazione basate sulle specifiche caratteristiche complementari: le banche hanno capitali e base clientela, ma minore flessibilità, mentre le Fintech sono flessibili, ma non hanno gli elementi delle banche. Tali iniziative collaborative sono fondamentali per consentire alle banche tradizionali di rispondere tempestivamente alle sollecitazioni del mercato e alla competizione internazionale sempre più ampia e serrata, nonché consentono l’interoperabilità e la circolarità dei servizi creando un ampio ecosistema tra Banche tradizionali/digitali, fintech & tech provider.
E il ruolo di Cbi quale può essere per spingere la trasformazione?
Negli ultimi tre anni Cbi ha sviluppato, in sinergia con l’Autorità, un ecosistema pre-competitivo di open finance con l’obiettivo di facilitare il processo di massima interoperabilità dell’open banking in Italia e in Europa, consentendo ai prestatori di servizi di pagamento di cogliere tutte le opportunità nel nuovo quadro regolatorio definito dalla PSD2, evitando dispersione e frammentazione come auspicato dal legislatore europeo, e, nello stesso tempo, di andare oltre i servizi obbligatori normativi, a vantaggio del cliente finale, imprese, cittadini e Pubblica Amministrazione. Ma per accelerare lo sviluppo dell’Open Banking oltre la compliance servono servizi evoluti a valore aggiunto. Dopo il lancio del servizio Check Iban oltre un anno fa a supporto della Pubblica Amministrazione e recentemente delle corporate, Cbi, grazie anche al lavoro aggregativo pre-competitivo a supporto dell’industria finanziaria italiana, ha individuato una timeline di sviluppo dei servizi a valore aggiunto molto sfidante a partire dal 2022. Tra i servizi: Smart Onboarding, che consente alle corporate di velocizzare e semplificare i processi di onboarding dei clienti ottenendo istantaneamente dei dati relativi all’utente da parte degli intermediari che detengono tali informazioni, in modo da semplificare e facilitare la user-experience dell’utente nel processo di onboarding; Check Iban cross border, ampliamento del servizio Check Iban alle verifiche cross-border, con possibilità per gli Intermediari aderenti di agire nei ruoli di responding e di calling; Name Check per la verifica della corretta corrispondenza tra nominativo del beneficiario di un Sct e il relativo codice Iban. E si lavora allo sviluppo di nuove iniziative fra cui Database Fatture Anticipate, Pay by Loan interbancario, Account Status Check, Avvisatura Push.
Il Pnrr potrà fare da volano ad un ulteriore sviluppo?
Il Pnrr rappresenta un’opportunità imperdibile di investimenti e riforme per il nostro Paese per riprendere un percorso di crescita economica duraturo e sostenibile, rimuovendo gli ostacoli che ne hanno bloccato lo sviluppo negli ultimi anni. E per le banche si delinea la possibilità di mettere a frutto un patrimonio esperienziale importante, basato sulla collaborazione per una migliore competizione, per trasformare a proprio vantaggio le dinamiche della nuova arena altamente competitiva.