COPYRIGHT

ChatGpt, negli Usa scatta la prima azione legale per furto dati

Secondo i promotori del procedimento, gli scrittori Paul Tremblay e Mona Awad, la piattaforma di OpenAI avrebbe estratto informazioni copiate da migliaia di libri senza autorizzazione, violando le norme sul diritto d’autore nonché il Computer Fraud and Abuse Act

Pubblicato il 30 Giu 2023

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OpenAI nella bufera. La società che sviluppa il chatbot ChatGpt è stata citata in giudizio per aver utilizzato dati privati e informazioni protette dal diritto d’autore per “formare” il suo servizio di intelligenza artificiale. Presso il tribunale federale di San Francisco, due scrittori hanno intentato un’azione legale per l’abuso di opere e creazioni, “usate impropriamente e con violazione del copyright” per l’addestramento di ChatGpt.

Secondo quanto riporta Reuters, Paul Tremblay e Mona Awad hanno affermato come ChatGpt abbia estratto i dati copiati da migliaia di libri senza autorizzazione, violando i diritti di una vasta gamma di autori. Le accuse sono contenute in un documento di 157 pagine in cui si parla di danni potenziali per 3 miliardi di dollari.

Anche Microsoft nel mirino

“Nonostante vi siano protocolli consolidati per l’acquisto e l’uso di informazioni personali in rete, qui è stato adottato un approccio diverso: il furto”, affermano i querelanti. Nel mirino c’è anche Microsoft, che ha investito diversi miliardi di dollari in OpenAi, citata in giudizio come imputata. La base legale di quella che potrebbe diventare una class action è il Computer Fraud and Abuse Act.

Si tratta di una legge federale che si occupa di pirateria informatica, tirata in ballo per il cosiddetto “scraping” di informazioni, ossia l’utilizzo di una certa mole di dati disponibile online senza aver ottenuto il permesso dei proprietari. OpenAI viene accusata anche di violazione della privacy e dell’Electronic Communications Privacy Act, oltre che furto e arricchimento illecito dei suoi strumenti digitali. Tremblay e Awad spiegano che i libri sono un “ingrediente chiave” nel campo dell’AI generativa, perché offrono “i migliori esempi di scrittura di alta qualità”. La denuncia stima in 300.000 libri le fonti di formazione di ChatGpt, inclusi quelli provenienti da “biblioteche online illegali” che offrono testi protetti da copyright senza autorizzazione.

Negli Usa le prime cause contro l’intelligenza artificiale

Negli Usa si è partiti con la cause già da qualche tempo. A San Francisco artisti e programmatori hanno fatto portato in le aziende “madri” di Dall-E2, ChatGpt e Copilot: questi sistemi, secondo i promotori delle azioni legali, sono addestrati in violazione del diritto d’autore dato che generano opere che riproducono in tutto e per tutto lo stile di qualche artista o, nel caso dei programmatori, i codici di programmazione.

La prima causa riguarda Midjourney, DeviantArt e Stability AI: queste avrebbero addestrato i sistemi di AI con un’operazione di scraping, ovvero tramite la raccolta di opere online di migliaia di altri artisti, e poi programmati per  riprodurre immagini, testi o specifici codici, sulla base di tali dati.

La causa contro Microsoft

L’altra causa, invece, è rivolta contro Microsoft, per il suo sistema GitHub Copilot, che aiuta i programmatori a completare codici di programmazione.

Secondo i querelanti Copilot non fornirebbe attribuzione agli autori originali, di cui ha utilizzato i codici durante la fase di addestramento. Per questo motivo violerebbe non solo alcune licenze open source ma anche il Digital Millennium Copyright Act.

L’azione di Getty Images

E anche Getty Images è entrata ufficialmente in guerra contro l’Intelligenza Artificiale, avviando una causa presso i tribunale del Delaware contro Stability AI, accusata di aver allenato il suo sistema Stable Diffusion con milioni di foto della Getty coperte da copyright.

Secondo Getty, Stability AI ha messo in atto una “violazione sfacciata della proprietà intellettuale di Getty Images su scala sbalorditiva” dal momento che ha “copiato 12 milioni di immagini per addestrare il suo modello di intelligenza artificiale senza permesso o compenso”, per poi fare “attività concorrente”.

La lobby europea

In Europa gli artisti europei si organizzano per tutelare i loro diritti. Artisti visuali, fumettisti, illustratori insieme a case editrici e sindacati professionali di diversi Paesi europei hanno dato vita alla European Guild for AI Regulation (Egair) per proporre alle istituzioni europee una regolamentazione sullo sfruttamento dei dati e delle opere creative da parte delle società AI.

Egair, spiegano i promotori, rappresenta la risposta al rapido e incontrollato sviluppo di alcune applicazioni AI che utilizzano, a scopo di lucro, miliardi di dati e immagini rastrellate sul web senza aver mai chiesto ed ottenuto il consenso dei titolari delle opere. Questi dataset alimentano infatti i modelli di training delle applicazioni stesse riproducendo, trasformando e manipolando il lavoro di migliaia di professionisti del settore. E le società “madre”, nate inizialmente per scopi di ricerca, sono oggi delle aziende che macinano profitti sfruttando la creatività di tanti artisti in tutto il mondo.

Con la ascita di Egair è stato redatto anche un Manifesto è stato sottoscritto da centinaia di artisti di fama mondiale come Milo Manara, Claire Wendling, AleKsi Briclot, Greg Rutkowksi, dalle associazioni Central Vapoeur (Bel), Ligue des Auteurs Professionnels (FR), Snac (FR), European Illustrators Forum, Caa Concept Art Association (USA), dalle case editrici Bao, Coconino e da festival del fumetto come il ComiCon di Napoli e Arf!.

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