OpenAI sta testando un motore di ricerca alimentato da ChatGpt che potrebbe mettere l’azienda di intelligenza artificiale in diretta concorrenza con Google e influenzare il flusso di traffico Internet alla ricerca di notizie e altre informazioni tempestive. Lo ha annunciato ieri la stessa società guidata da Sam Altman: in particolare, è in corso il rilascio di un’anteprima della funzione SearchGpt – così si chiamerà il nuovo servizio – per ottenere un feedback da un piccolo gruppo di utenti ed editori.
Con questo prototipo, OpenAI sta tastando le acque, promettendo agli utenti la possibilità di “effettuare ricerche in modo più naturale e intuitivo” e di porre domande successive “proprio come in una conversazione. Pensiamo che ci sia spazio per rendere la ricerca molto migliore di quella attuale”, ha scritto Sam Altman in un post su X.
L’annuncio di SearchGpt segue a ruota il lancio da parte di OpenAI di un nuovo modello di intelligenza artificiale, “Gpt-4o mini”, una derivazione del Gpt-4o, il modello più veloce e potente della startup, lanciato a maggio durante un evento live streaming con i dirigenti.
Sia il nuovo modello di mini AI che il prototipo di SearchGpt fanno parte della spinta dell’azienda sul fronte della “multimodalità”, ovvero la capacità di offrire un’ampia gamma di tipi di media generati dall’AI, come testo, immagini, audio, video e ricerca, all’interno di un unico strumento: ChatGpt.
Il tentativo di Google di integrare l’AI nel motore di ricerca
Google d’altra parte aveva modificato il proprio motore di ricerca a maggio, facendo apparire spesso in cima ai risultati di ricerca dei riassunti scritti generati dall’intelligenza artificiale. I riassunti, generati dalla funzione AI Overview, hanno lo scopo di rispondere rapidamente alla domanda di ricerca dell’utente, in modo che non debba necessariamente cliccare su un link e visitare un altro sito web per ottenere maggiori informazioni.
AI Overview è stata definita dal ceo Sundar Pichai come “il più grande cambiamento nella ricerca degli ultimi 25 anni”. Ma, sebbene Google stesse lavorando sul progetto da oltre un anno, con un gruppo di test ad hoc, le critiche del pubblico si sono moltiplicate dopo che gli utenti hanno rapidamente notato che le query restituivano risultati insensati o imprecisi all’interno della funzione AI, senza alcuna possibilità di escluderla.
I riassunti di Microsoft finiscono nel mirino dell’Agcom
Anche Microsoft, stretto partner commerciale (e non solo) di OpenAI, sta testando la funzione di riassunto generato dall’AI sul proprio motore di ricerca Bing. La pratica però ha fatto finire la società italiana nelle maglie dell’equo compenso e, in base a quanto stabilito da Agcom, dovrà remunerare il Gruppo Gedi per l’utilizzo online delle pubblicazioni giornalistiche del gruppo editoriale sul motore di ricerca.
L’Autorità per le garanzie per le comunicazioni, a seguito dell’approvazione della misura nel consiglio del 14 luglio, con il voto contrario della commissaria Elisa Giomi, ha precisato che si tratta del primo provvedimento “che coinvolge un prestatore di servizi della società dell’informazione diverso dalle imprese di media monitoring e rassegne stampa”.
Agcom non ha reso noto il dettaglio della cifra calcolata che sarà comunicata solo ed esclusivamente alle parti in causa a fini di consentire un accordo fra le stesse. L’Autorità ha infatti valutato le proposte economiche formulate dalle parti e ha ritenuto che nessuna di queste fosse conforme al regolamento, determinando così in autonomia l’equo compenso spettante a Gedi.