Un team di super-esperti per la digital transformation che affiancherà il lavoro del sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti. È quello istituito con Dpcm del 26 gennaio e da oggi operativo e di cui CorCom svela in anteprima i componenti.
I nomi dei componenti del comitato consulativo
A presiedere la task force Donato Limone, docente di informatica giuridica che si interfaccerà direttamente con Butti.
Gli altri membri sono:
- Silvia Carosini, avvocata ed esperta di legislazione internazionale ed anticorruzione.
- Enzi Chilelli, docente dell’università Unitelma Sapienza ed esperto di Sanità digitale.
- Roberta Lignola, già consulente giuridica della Presidenza de Consiglio.
- Andrea Lisi, avvocato esperto di privacy e di amministrazione digitale.
- Giovanni Manca, esperto in identità digitale ed Eidas.
- Enzo Morelli, avvocato ed esperto di sicrezza di contenuti digitali e comunicazione interattiva.
- Gianni Penzo Doria, docente ed esperto di gestione documentale.
Riflettori sull’identità digitale
La prima riunione del comitato si è tenuta oggi e ha focalizzato l’attenzione sul progetto di riforma dell’identità digitale.
Secondo quanto risulta a CorCom il nuovo servizio si chiamerà Identità digitale nazionale e dovrebbe unificare il Sistema pubblico di identità digitale e la Carta di identità elettronica (Cie), “dentro” una app unica in linea con il progetto elaborato dalla Commissione europea che, nel 2024, mira a rendere operativo un sistema comune europeo di identità elettronica tramite una app unica. Il modello di riferimento è il Green Pass. In quella applicazione, immaginata come un wallet per smartphone, saranno disponibili dati personali, tessera sanitarie e tutti i documenti che potranno “viaggiare” in maniera interoperabile in tutta la zona Ue.
Il nodo dell’app
Come detto, il nuovo Idn funzionerà tramite app per smartphone. E qui il governo starebbe incontrando le prime criticità: fare un bando ex novo per una nuova app rischia di allungare i tempi – va ricordato che è in scadenza la convenzione con i provider e si rischia il blocco di Spid – e anche un esborso di più fondi. Si starebbe dunque facendo strada l’ipotesi di utilizzare l’App IO come “piattaforma” per far funzionare il sistema. Al momento sono queste le due opzioni sul tavolo.