L’Italia accelera con decisione per conseguire gli obiettivi fissati dall’Agenda digitale, ma nonostante i progressi rimane in terzultima posizione in Europa, 25esima su 29 Paesi, nel “Digital economy and society index” (Desi). E’ quanto emerge dai dati della ricerca dell’osservatorio Agenda digitale della School of management del Politecnico di Milano, presentata oggi a Roma durante il convegno “Pubblico e privato: un patto per l’agenda digitale”
II dati di contesto sono in ogni caso incoraggianti, e dimostrano come il Paese si stia attrezzando per centrare gli obiettivi: il Governo ha infatti nominato Diego Piacentini commissario straordinario per accelerare l’attuazione del proprio piano, mentre dopo anni di segno meno ha ripreso a crescere la spesa della pubblica amministrazione in tecnologie digitali, segnando un +0,5% e arrivando a toccare, secondo i dati di Assinform-NetConsulting, 5,6 miliardi di euro. Intanto tutte le regioni hanno definito una strategia di attuazione della propria Agenda Digitale.
Arrivano inoltre i primi risultati sui tre fronti su cui ha puntato Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, a 7 mesi dall’avvio del Sistema Pubblico di Identità Digitale (Spid) sono state erogate oltre 130.000 identità digitali, che entro il 2018 potrebbero diventare 9 milioni; il Sistema dei pagamenti elettronici (PagoPA) conta 9.500 PA, 90 prestatori di servizi di pagamento e quasi 600.000 transazioni effettuate; l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) è stata sperimentata in 26 comuni pilota con circa 6,5 milioni di cittadini coinvolti.
Quanto alle infrastrutture, dove l’Italia deve scontare un forte ritardo nella copertura di banda larga fissa, con solo il 44% delle abitazioni raggiunta da una rete ad almeno 30 Mbps nel 2015, è il Paese europeo con il miglior tasso di crescita in questo settore: la copertura a 30 mbps è infatti aumentata del 115%.
Dal quadro europeo del Desi emerge che i Paesi che hanno fatto balzi in avanti nella loro trasformazione digitale sono anche quelli che crescono maggiormente da un punto di vista economico, sociale, industriale e nella lotta alla corruzione. “Per avanzare su questi fronti – si legge in una nota dell’osservatorio – l’Italia deve investire in competenze digitali e digitalizzazione delle imprese”.
“L’indicatore che misura lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale nei vari Paesi europei vede ancora gravi ritardi da recuperare, perché la situazione non si può ribaltare in poco tempo dopo anni di mancati investimenti, ma nel 2016 molto è stato fatto per rendere il Paese più ‘digitale’ – sottolinea Alessandro Perego (nella foto), direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – Bisogna continuare con decisione. L’esperienza degli altri Paesi suggerisce come la chiave sia la collaborazione tra pubblico e privato, che devono prendere consapevolezza dell’importanza di un’azione congiunta. Il piano triennale per l’Informatica nella PA, che sarà rilasciato per la fine dell’anno, porta avanti un modello chiaro che inquadra in una cornice organica le diverse iniziative e valorizza i contributi di PA e imprese. Chiediamo a pubblico e privato di sottoscrivere un ‘Patto per l’Italia Digitale‘, proteggendo il modello di collaborazione previsto dal piano, per darne poi attuazione con regole comuni, progetti condivisi e logiche sistemiche”.
Secondo Quinto Fabbri, responsabile Agenda digitale di Ericsson Italia, “Accelerare la digitalizzazione dell’Italia è condizione imprescindibile per rilanciare la competitività del nostro Paese. In questo processo è prioritario diffondere in modo pervasivo la banda ultra larga su tutto il territorio nazionale, nel pieno rispetto del piano lanciato dal Governo. Un obiettivo che ci vede in prima linea, attraverso la costruzione di una rete in fibra ottica nelle principali città italiane. Occorre inoltre accelerare il processo innovativo attraverso l’adozione cloud – prosegue – con l’obiettivo finale di realizzare servizi pubblici efficaci e di qualità. Ericsson è in grado di guidare questa trasformazione, consentendo alle pubbliche amministrazione di abbracciare il cloud ibrido in maniera sicura e governata. Infine – conclude Fabbri – è prioritario evolvere i processi e le competenze della PA, al fine di innescare un circolo virtuoso dell’innovazione in tutto il Paese, formando un ecosistema di aziende private in grado di supportare le amministrazioni in questa trasformazione”.
L’attuazione dell’agenda digitale
Per recuperare il gap rispetto alla Danimarca, che secondo il Desi è il Paese che guida il gruppo Ue, l’Italia deve investire ulteriormente nel digitalizzare le sue imprese e la sua PA.
Gli interventi previsti dall’attuale strategia di attuazione dell’Agenda digitale italiana, secondo lo studio dell’osservatorio, avrà impatti significativi su 20 dei 30 indicatori del Desi, ma sono determinanti solo su 4 di questi, con in particolare un effetto finora poco incisivo nella digitalizzazione delle imprese. “L’andamento storico dei Paesi europei sul Desi – si legge nella nota dell’osservatorio – suggerisce obiettivi più sfidanti per scalare l’indice, con interventi aggiuntivi rispetto a quelli attuali. Praticamente tutte le Regioni italiane hanno una strategia di attuazione dell’Agenda Digitale pienamente definita. Esse, tuttavia, hanno ancora una posizione sul DESI quasi sempre inferiore alla media europea, con il gap maggiore che si registra nell’area della connettività. Esistono ancora differenze tra le Regioni del Nord e quelle Sud, ma sono meno significative del ritardo complessivo del Paese”.
La banda larga
Il Governo ha redatto un piano che punta ad avere almeno il 75% della popolazione coperta a 30 Mbps entro il 2018 e il 100% entro il 2020. Per ottenere questi risultati sono stati messi sul piatto 6 miliardi di euro e si è chiesto ai privati di aggiungere a tali risorse un loro investimento.
“La copertura della banda larga tra le Regioni italiane è molto eterogenea: nel 2015 si va dal 76% delle abitazioni calabresi coperte a 30 Mbps all’1% di quelle valdostane, con il Sud a primeggiare grazie ai fondi europei – afferma Luca Gastaldi, direttore dell’osservatorio Agenda digitale – Se si guarda però la copertura 100 Mbps, solo Lombardia e Lazio nel 2015 hanno oltre il 20% delle loro abitazioni coperte. Gli obiettivi fissati dalle Regioni per il 2018 dovrebbero ridurre le differenze tra le coperture a 30 Mbps.
Rimarranno quelle a 100 Mbps”.
Quanto al numero di linee effettivamente attive e utilizzate dagli italiani, solo il 53% delle abitazioni usa una banda larga ad almeno 2 Mbps, solo il 3% a 30 Mbps e addirittura solo lo 0,5% a 100 Mbps, emerge dai dati dell’osservatorio, mentre l’obiettivo europeo è almeno il 50% entro il 2020. Solo il 12% delle imprese viaggia a 30 Mbps. In Francia sono il 21%. In Germania e Spagna il 29%. Si comprende l’importanza di lavorare non solo sulla copertura ma anche ad adeguati incentivi per favorire la domanda di connettività.
La spesa digitale della PA
La Finanziaria varata a Gennaio 2016 prevede di aumentare e orientare gli investimenti destinati alle tecnologie digitala questi investimenti, recuperando risorse grazie a una razionalizzazione del 50% delle spese correnti improduttive in tecnologie digitali della PA entro il 2018. “Il piano per l’informatica nella PA suggerirà dove tagliare e dove investire – spiega Alfonso Fuggetta, direttore scientifico del Cefriel e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale – Il modello alla base del piano, in corso di elaborazione da parte dell’AgID grazie a una collaborazione del Cefriel è presentato in anteprima nel rapporto dell’Osservatorio e prevede di rendere le applicazioni delle PA in grado di comunicare tra di loro e con quelle del mondo privato, facilitando lo scambio di dati e informazioni e accelerando così l’attuazione dell’Agenda Digitale”.
Verso Italia Login
Durante i lavori del convegno, inoltre, l’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano ha presentato il lavoro svolto con AgID sulla propensione dei cittadini all’utilizzo dei servizi digitali offerti dalla PA. Oltre 3 italiani su 4 auspicano lo sviluppo di un unico sito web di riferimento per tutti i servizi offerti dalla PA. Ma non è solo un tema di sito unico è una questione di ubiquità: la PA, per gli italiani, dovrebbe essere presente ovunque ce ne sia bisogno e non necessariamente in modo virtuale: se, quindi, quasi il 50% degli italiani esprime interesse alla proposizione di servizi pubblici tramite i social network, il 42% auspica un’integrazione dei servizi online con i servizi di home banking, e addirittura il 58% desidera poter accedere ai servizi pubblici anche presso gli sportelli bancari, i tabaccai, i supermercati o le farmacie. “I risultati evidenziano con chiarezza quanto l’evoluzione dei comportamenti degli individui e la crescente pervasività delle tecnologie digitali non chiedano più alla PA la sola virtualizzazione dei servizi, ma la capacità di proporsi come un’interfaccia unica e omni-canale, in grado di adattarsi alle esigenze individuali – commenta Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’Osservatorio eGoverment – È la nuova sfida di progetti come Italia Login, Spisd, e, più in generale, dell’eGovernment italiano”.