PA digitale, Lanzillotta: “Con gli agenti dell’innovazione si passa ai fatti”

Un subemendamento al Ddl sulla riforma della PA, approvato in Senato, istituisce i manager per la transizione digitale. La senatrice Pd a CorCom: “Avranno un forte commitment politico”

Pubblicato il 12 Mar 2015

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Un manager per la transizione al digitale che aiuti le pubbliche amministrazioni, centrale e locali, a realizzare i progetti strategici di innovazione “passando dalla legge ai fatti”. Lo prevede un sub-emendamento proposto da Linda Lanzillotta (Pd) al Ddl di riforma della PA e approvato in commissione Affari Costituzionali del Senato. E proprio la senatrice Lanzillotta spiega a CorCom il senso di questa misura.

Senatrice Lanzillotta come nasce l’esigenza di istituire questa nuova figura? Non bastano quelle che già sono previste nelle amministrazioni, come i responsabili Ict ad esempio?

Sono partita da una riflessione, ovvero che nella PA italiana sono state fatte importanti riforme, dal punto di vista tecnologico e organizzativo; riforme che si sono bloccati perché portate avanti da dirigenti abituati a lavorare in un modo non confacente alle esigenze dell’innovazione. In sintesi quei progetti, pur ambiziosi, si sono arenati nelle routine. L’altra riflessione che mi ha portato a proporre l’emendamento riguarda la governance dell’innovazione, troppo concentrata nelle mani del ministro della Funzione Pubblica mentre la “rivoluzione digitale” non impatta solo sul settore pubblico, ma investe lo sviluppo del Paese in tutte le sue declinazioni: industriale, amministrativo e sociale.

Quindi gli attuali responsabili Ict non bastano?

Quelle sono figure prettamente tecniche, i manager previsti dal subemendamento sono figure più articolate.

Che ruolo dovranno svolgere questi manager e che competenze dovranno avere?

Il manager, alle dirette dipendenze dell’organo politico e dotato di competenze tecnologiche e organizzative, avrà un ruolo chiave nella riforma della Pubblica amministrazione attraverso una più efficace governance del processo di digitalizzazione, cui dovrà corrispondere un cambiamento dei processi e degli assetti organizzativi. Se questi “agenti dell’innovazione” si diffonderanno in tutte le PA italiane, centrali e non, si potrà creare un network di esperti che parlano lo stesso linguaggio e in grado di eliminare quei muri e quelle barriere che bloccano la collaborazione tra PA andando, al contempo, a dare slancio alla diffusione di standard per l’interoperabilità.

Ma il manager per la transizione al digitale non andrebbe a replicare la funzioni dell’Ufficio ad hoc previsto dal Cad?

La nuova figura sostituirà l’ufficio dirigenziale previsto dal Codice dell’amministrazione digitale, che fino ad ora ha avuto un ruolo marginale e non è mai realmente partito, con effetti positivi anche sui costi.

Il governo ha appena varato il piano di Crescita digitale. Come giudica il progetto?

Mi pare un piano ambizioso che mette nero su bianco le condizioni di sistema per fare la rivoluzione digitale: dalla banda larga, al pin unico passando per l’interoperabilità. Stiamo andando sulla strada giusta ora bisogna perseguire gli obiettivi con determinazione e concretezza.

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