Il Consiglio dei ministri dà il via libera al nuovo codice per l’amministrazione digitale. Ma concede più tempo agli enti locali per l’abbandono della carta e l’obbligo di produrre i propri documenti soltanto in formato digitale. La scadenza, che inizialmente era fissata al 12 agosto, ha subito un rinvio, con il testo che dà al ministero della Pubblica amministrazione, d’intesa con l’Agenzia per l’Italia digitale, il compito di mettere a punto le nuove norme per l’attuazione del Cad, archiviando di fatto il Dpcm del 13 novembre 2014 che aveva fissato la scadenza perentoria del 12 agosto 2016. I decreti entreranno in vigore dopo la pubblicazione in gazzetta ufficiale.
“Riduzione società partecipate e cittadinanza digitale approvate, definitivamente – scriveva ieri in un Tweet il ministro Marianna Madia al termine del Consiglio dei ministri – La #RiformaPA continua. #passodopopasso”.
Nella seduta del consiglio dei ministri di ieri pomeriggio sono stati approvati, sempre nella cornice della riforma Madia, anche il provvedimento “taglia partecipate”’ e il testo sul processo contabile. La riforma della Pubblica Amministrazione arriva così a circa una dozzina di provvedimenti attuativi già approvati. Rinviate al 25 agosto le nuove regole per la dirigenza statale, su cui sono ancora in corso approfondimenti, e il riordino delle Camere di Commercio.
Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale spiana la strada allo Spid, il sistema pubblico di identità digitale, per accedere ai servizi della PA e dà il via al domicilio elettronico, “l’indirizzo online” al quale il cittadino potrà essere raggiunto dalle pubbliche amministrazioni, spiega il comunicato di Palazzo Chigi. Rispetto al testo presentato a gennaio, il decreto è cambiato, accogliendo tutte le modifiche chieste dal Parlamento: dall’ufficializzazione del commissario straordinario all’Agenda digitale alla banca dati unica delle performance, dagli incentivi allo smart working a sanzioni più dure per chi viola i diritti digitali.
Quanto al decreto sulle partecipate, il testo approvato prevede la drastica riduzione di queste società (secondo le previsioni dovranno arrivare a sparirne 5mila), con particolare riferimento alle scatole vuote, alle società inattive, alle micro e a quelle che non producono servizi indispensabili alla collettività. Il provvedimento inoltre introduce interventi di razionalizzazione dei compensi degli amministratori, e individua per il futuro criteri chiari sulla base dei quali sarà possibile costituire e gestire le società partecipate.