Decentrare, razionalizzando le competenze degli enti operativi, oppure accentrare la governance dell’IT in un’unica agenzia? È questo il dibattito che tiene banco all’interno della Cabina di regia per l’Agenda digitale e che riflette due filosofie, due strategie, due modi di pensare la modernizzazione del Paese.
Un dibattito che si è trasformato – stando a quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni – in un braccio di ferro tra il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Francesco Profumo, propenso a mantenere l’attuale organizzazione, seppur all’interno di un’azione di forte razionalizzazione degli enti, e il titolare dello Sviluppo economico, Corrado Passera, fautore dell’agenzia unica da collocare sotto “il cappello” di via Veneto, dove far confluire DigitPA, Dipartimento della Digitalizzazione e Innovazione tecnologica (Ddi) e Agenzia per l’Innovazione. Entrando più nel dettaglio dei piani ministeriali, Profumo intende orientare il più possibile l’azione di DigitPA secondo i principi della Digital Agenda europea, che punta sulla definizione e diffusione di standard internazionali per i servizi online come leva per la digitalizzazione degli stati membri.
In questo senso toccherebbe, appunto, all’ente guidato dal duo Francesco Beltrame-Fabio Pistella lavorare a questi standard, lasciando l’organizzazione e la gestione delle gare IT pubbliche a Consip che ha fatto dell’e-procurement il suo core business.
Non è un caso, dunque, che la cabina di regia stia pensando di rispolverare la proposta dell’ex ministro della PA e Innovazione, Renato Brunetta, sulla ripartizione dei compiti delle due amministrazioni: all’ex Cnipa rimarrebbe l’elaborazione delle linee guida e delle regole tecniche dell’informatica pubblica nonché la raccolta dei progetti delle amministrazioni partecipanti alle gare mentre alla spa del Mef farebbe capo la progettazione dei modelli di esercizio e le procedure di gara.
Stringente definizione di competenze anche per il Ddi – “orfano” del Capo Dipartimento dopo la rimozione di Renzo Turatto – ora sotto la responsabilità diretta della Presidenza del Consiglio nelle persona del segretario generale Manlio Strano: il Miur vorrebbe in qualche modo rendere l’ufficio organico alla nuova governance, affidandogli la gestione e l’indirizzo dei fondi pubblici per i progetti innovativi. Ma per farlo il Ddi dovrebbe tornare sotto l’egida di Viale Trastevere, così come era stato stabilito all’indomani dell’insediamento del governo Monti.
Meno chiaro, invece, il ruolo che dovrà svolgere l’Agenzia per l’Innovazione a cui però guarda con attenzione il ministro Passera convinto che il suo know how potrebbe essere un sostegno prezioso per la task force sulle start up innovative ideata dal Mise.
Da Via Veneto fanno sapere che le intenzioni dell’ex numero uno di Intesa Sanpaolo restano comunque quelle di creare un’unica struttura di coordinamento dei programmi digitali, perché “ci sono troppi enti, bisogna avere il coraggio tagliare con l’obiettivo di rendere più efficiente l’organizzazione di un settore che può avere un forte valore anti-ciclico”.
Nello “scontro” tra Mise e Miur è entrato – seppure indirettamente – il presidente del Consiglio Mario Monti, con la nomina del commissario alla spending review. A Enrico Bondi spetta l’annoso compito di razionalizzare la spesa pubblica, definendone il livelli per tutte le amministrazioni: l’obiettivo è tagliare 4,2 miliardi per scongiurare l’ulteriore aumento dell’iva il prossimo autunno.
E all’interno di queste riduzioni una parte importante la giocherà la razionalizzazione di DigitPA & co.