L’INTERVISTA

Pagamenti digitali, Fratini Passi: “Sicurezza priorità numero uno ma serve armonizzazione normativa”



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Il Direttore Generale di Cbi fa il punto con CorCom sull’evoluzione dello scenario. “Troppa frammentazione fra i vari Paesi, serve un approccio che tenga conto degli orientamenti del mercato e degli strumenti già sviluppati e sperimentati con successo. L’industria dei servizi finanziari si trova ad affrontare nuove importanti sfide, bisogna reinventare i modelli operativi per rimanere competitivi”

Pubblicato il 17 ott 2024



Liliana Fratini Passi (CBI)

“L’industria dei servizi finanziari oggi si trova ad affrontare nuove importanti sfide che impongono ai player del mercato di reinventare i propri modelli operativi per rimanere competitivi e offrire servizi sempre più evoluti”: Liliana Fratini Passi, Direttore Generale della società benefit Cbi, fintech con oltre trent’anni di storia che vanta oltre 450 clienti tra banche e prestatori di servizi a livello internazionale, fa il punto con CorCom sull’evoluzione dello scenario e i dossier sul tavolo.

Fratini Passi, qual è la priorità da cui bisogna partire?

Tra i fenomeni principali che oggi caratterizzano il mercato vi è sicuramente quello della sicurezza dei pagamenti. La digitalizzazione del settore finanziario, infatti, ha certamente reso i servizi più accessibili ma, contemporaneamente, ha anche aumentato la vulnerabilità alle frodi. Nuovi strumenti, come la verifica preventiva dei dettagli del conto del beneficiario, il codice Lei (Legal Entity Identifier), l’intelligenza artificiale, il machine learning e la tecnologia blockchain, stanno quindi emergendo proprio per contrastare questo fenomeno. Ma ci sono degli ostacoli di tipo normativo.

Cioè?

C’è troppa frammentazione tra le normative dei vari Paesi. Serve maggiore armonizzazione ma con un approccio che tenga conto degli orientamenti del mercato e degli strumenti proprietari già sviluppati e sperimentati con successo a livello corporate. In Europa, vi è grande attenzione in merito ad alcune nuove normative in materia di pagamenti, in cui viene dato grande risalto ai temi della sicurezza e delle misure antifrode. È il caso della Payment Service Regulation, che intende migliorare l’esperienza di pagamento dei consumatori e delle imprese, nonché garantire la protezione dei dati e la sicurezza delle transazioni, o della normativa sugli Instant Payments, entrata in vigore lo scorso aprile, che prevede che banche e prestatori di servizi di pagamento dell’Ue garantiscano che i bonifici vengano immediatamente processati, indipendentemente dal giorno o dall’ora, affinché il denaro arrivi sul conto del beneficiario entro dieci secondi.

Come deve declinarsi in concreto il tema della sicurezza?

Secondo Cbi il tema della sicurezza è focale nello sviluppo dei nuovi servizi di open finance. Non solo a livello infrastrutturale e di processo, dove è fondamentale garantire elevati livelli di sicurezza per combattere gli attacchi nel cyberspazio, ma anche nella fase di inizializzazione di un pagamento, per ridurre i rischi derivanti da tentativi di frode ed errori delle attività human based. Per questa ragione abbiamo sviluppato servizi come Name Check, che convalida la titolarità di un Iban in relazione ad uno specifico utente finale, e Check Iban, che verifica in tempo reale la corretta associazione tra codice Iban e Partita Iva del beneficiario del pagamento. E ancora, vi è il servizio Cbi Safe Trade, che ha concluso la sperimentazione nella Sandbox Regolamentare di Banca d’Italia e che raccoglie le informazioni sulle fatture anticipate in ottica multi-banca e multicanale, al fine di aumentare la stabilità e l’efficienza del settore finanziario e di mitigare il rischio derivante dall’uso fraudolento delle fatture e dell’erogazione del credito da parte degli intermediari, anche sulla base di sviluppi di architetture di tipo Dlt (Distributed Lender Technology).

Quali saranno i prossimi step in termini strategici?

Siamo impegnati ad accelerare il passaggio dall’open banking all’open finance, investendo in innovazione tecnologica integrata e sostenibile – anche attraverso partnership internazionali come quelle recentemente siglate con Banfico e SEPAmail.eu, che permetteranno l’espansione del servizio Name Check consentendo la raggiungibilità e l’interoperabilità tra banche e fintech in tutta Europa – e in competenze digitali che contribuiranno alla creazione di servizi a valore aggiunto in ottica internazionale e di data monetization. Ad esempio, abbiamo fatto evolvere la piattaforma RegTech Cbi Globe – che ha consentito a oltre 300 banche di rispondere ai requisiti richiesti della Psd2 – anche nella componente funzionalità attiva per consentire a banche e prestatori di servizi di pagamento di offrire alla propria clientela servizi fintech. Nell’ultimo anno, inoltre, abbiamo incrementato di oltre il 100% il numero di chiamate Api su Cbi Globe mantenendo la quota di mercato dell’80% dell’industria finanziaria italiana aderente e a cui si riferiscono circa 250 Tpp. In tale scenario risulta fondamentale creare partnership non riferendosi al solo mercato nazionale. La collaborazione deve avvenire tra player internazionali.

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