GOVERNANCE

Palazzo Chigi si prende l’Agenda digitale: “Basta frammentazione”

Il Cdm approva la delega al Governo in materia di Semplificazione: priorità a innovazione e cittadinanza digitale. Prevista la costituzione di una Commissione permanente dove – risulta a CorCom – andranno a confluire anche le competenze del Commissario straordinario

Pubblicato il 01 Mar 2019

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Palazzo Chigi si prende l’Agenda digitale. L’ultimo Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha approvato la delega al Governo per la semplificazione, uno dei quali dedicato, appunto, a cittadinanza e innovazione digitale.

La delega prevede anche l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di una Commissione permanente cui è attribuito il compito di assicurare in concreto l’attuazione delle misure di semplificazione, nonché il riordino dell’Unità per la semplificazione. Stando a quanto risulta a CorCom, nella Commissione andranno a confluire anche le competenze, a partire dal 2020, del Commissario straordinario al Digitale: il Dl Semplificazioni prevede infatti che il ruolo passi nelle mani del Presidente del Consiglio dei ministri di un un ministro a lui delegato. “L’intenzione – spiegano a CorCom da ambienti vicini al governo – è quella di porre fine alla frammentazione della strategie e dei progetti sul digitale che hanno fortemente rallentato lo sviluppo dell’Italia”.

Sulla governance però hanno sollevato dubbi le Regioni. In un documento inviato dai governatori alla ministra della PA, Giulia Bongiorno, e quella degli Affari regionali, Erika Stefani, spiegano perché.

“Le  Regioni avrebbero preferito rafforzare i rapporti attivi con il Ministero della Funzione Pubblica che oggi rappresenta già un riferimento unitario per tutte le Amministrazioni coinvolte nell’attuazione dell’Agenda Digitale”, si legge nel documento. Altro elemento di criticità è che il Presidente del Consiglio dei Ministri dal 2020 assume in via permanente i poteri del Commissario straordinario quindi può approvare in autonomia regole tecniche ed assumere stabili poteri di impulso (e sostitutivi) nei confronti di tutte le PA e su tutti i temi dell’Agenda digitale.

Tutto ciò, oltre a porre dubbi a livello di costituzionalità – la Costituzione all’articolo 117 lettera prevede per lo Stato solo il coordinamento (..) dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale” – “confligge con il processo già in atto da parte di alcune Regioni verso una accresciuta autonomia ai sensi dell’articolo 116 e anche con il rispetto dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza di cui all’articolo 118″.

Incongruo anche il fatto che la figura del commissario straordinario al Digitale venga  disciplinata come se fosse ordinaria. “Invece di andare al suo superamento viene prevista la sua esistenza anche ‘a decorrere dal 1° gennaio 2020’ e quindi la si istituzionalizza stabilmente – spiegano i governatori – Ogni compressione delle potestà regionali che possa derivare da tale figura si riflette quindi immediatamente in una limitazione dell’autonomia delle Regioni e delle Province autonome”.

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