Il governo italiano ha un Master Plan per mettere cittadino e imprese al centro dell’innovazione: lo ha ribadito oggi Paolo Barberis, Consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervistato dal direttore del CorCom Gildo Campesato al convegno “Old vs New Economy? No, solo economia digitale! La rivoluzione che sta cambiando l’Italia” organizzato dal CorCom.
“Oggi gli Usa dominano il mondo Internet con le cosiddette GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) e sicuramente l’Italia soffre di un gap in termini di quanto digitale e innovazione ci rappresentano nel mondo: la nostra centralità percepita è più alta di quella che abbiamo di fatto sulla Rete per numero di player di riferimento che sono riusciti a scalare fuori dall’Italia. Stiamo lavorando per recuperare questo ritardo”, ha detto Barberis.
In Europa ci sono esperienze all’avanguardia, come la “digitalissima” Estonia, ma Barberis ha puntualizzato: “Non stiamo cercando di portare su Internet servizi del passato. Noi stiamo disegnando un framework a prova di futuro, servizi che rispondano alle domande di oggi e di domani. Guardiamo in prospettiva, al 2020. Le app, per esempio, saranno centrali nel nuovo rapporto dei cittadini e delle imprese con la PA e in generale nella digital economy. Lo sviluppo di applicazioni richiede anche nuove competenze e apre un nuovo settore occupazionale importante. Modernizzare il sistema scolastico e portare le scuole nel cloud è un altro punto su cui ci stiamo concentrando”.
Ma intanto è innegabile che molte imprese italiane faticano a entrare nella new economy: alcune non sono nemmeno raggiunte da Internet, molte non sono in grado di offrire servizi online o non li utilizzano perché non ne percepiscono il valore aggiunto. “Questo tema è al centro delle politiche digitali del governo”, ha assicurato Barberis; “trasformare digitalmente le imprese è un must. Ma la competitività digitale passa per tante misure, per questo agiamo su più fronti, tra cui lo sviluppo delle nuove imprese innovative. Le start-up sono fondamentali e noi cercheremo di stimolarne la nascita e di convincerle a restare in Italia anziché portare le loro idee e talenti all’estero”. Come? “Il primo problema è il finanziamento, su questo il ritardo dell’Italia è tangibile. Abbiamo troppo poco venture capital che investe in tecnologia e in generale una scarsa cultura verso l’investimento nell’impresa”, ha risposto Barberis.
Per il resto, il governo prosegue a marce serrate, ha assicurato Barberis, e l’annuncio ravvicinato del decreto Sblocca Italia e del Piano nazionale per la Banda Larga, i provvedimenti su fatturazione elettronica, Spid e altre iniziative per l’Italia digitale dimostrano che esiste un progetto complessivo per portare l’Italia verso gli obiettivi dell’Europa 2020. “Siamo nei tempi previsti”, ha garantito Barberis.
Infine una battuta su come è andato il semestre di presidenza italiana dell’Ue: “Abbiamo portato avanti con convinzione il tema del mercato unico digitale; non abbiamo raggiunto la svolta definitiva, ma in sei mesi è difficile”, ha spiegato Barberis. “Abbiamo però fatto importanti passi in avanti e avviato processi che vanno nella giusta direzione”.