Chissà cosa penserebbe Mr Zuckerberg nel leggere l’incipit del nuovo libro dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet “Baciami senza rete”. “Spegnete Facebook e baciatevi”: inizia con queste parole il lungo viaggio che incuneandosi nei meandri di Internet ne svela il potere seduttivo e seducente, provando a (ri)svegliare il lettore dalla sedazione, spesso inconsapevole, che arriva persino ad “anestetizzare” affettività ed emozioni. Ma in realtà “Baciami senza rete” è tutt’altro che un j’accuse – ci tiene a puntualizzare Crepet. “Non posso definirmi tecnofobico, anzi sono sempre stato affascinato dalla tecnologia – si legge nel primo capitolo -. Mio scopo fondamentale è cercare di continuare a discutere, non sedare dubbi su temi che da più parti sono stati sollevarti riguardo alle conseguenze, volute o indesiderate, del grande cambiamento che le nuove tecnologie digitali stanno imprimendo alla nostra quotidianità”. È voler sottolineare – continua- contraddizioni ed effetti collaterali di un nuovo mondo che si presenta non solo come l’ultima e più stupefacente rivoluzione industriale, quella digitale, ma soprattutto come una strabiliante e inattesa mutazione antropologica”.
Lo psichiatra invita dunque alla riflessione, a tenere vivo il dibattito, a “far valere un impeto di buon senso” perché “i tecnocrati sono cittadini come altri, non imperatori del nuovo mondo”. Senza giungere a conclusioni peraltro impossibili in un contesto che si evolve ad una velocità senza precedenti – non a caso l’ultimo capitolo si intitola “Per non concludere” – lo psichiatra si rivolge in particolare ai genitori di quei figli nativi digitali e anche e soprattutto alle nuove generazioni accendendo i riflettori sull’importanza dell’atto creativo.
“Non credo che dobbiamo mediare tra un’esistenza ipertecnologica e una ritirata dalla contemporaneità. È questa vita – al lordo delle invenzioni e delle meravigliose novità – che dobbiamo trovare la gioia di reinventare.- Per non privarci stupidamente di quel pezzo di vetro che permette di vedere l’impossibile e che non cede a illusioni, trappole e facili seduzioni”. “la tecnologia digitale è e deve rimanere uno strumento, non un fine”. Ma come fare a non perdere l’orientamento? A non rimanere “imbabolati” dalla tecnologia? E soprattutto a interpretare il concetto stesso di innovazione? “A volte si è portai a pensare che per innovare occorra immaginare solo qualcosa che ancora non c’è. Credo invece che si possa ambire a farlo recuperando qualcosa che fa parte di un mondo che abbiamo già sperimentato e ben vissuto. Ci sono cose molto futuribili anche nel nostro passato prossimo: la manualità è una di queste. A meno che gli uomini futuri debbano essere più fragili, più manipolabili, più ricattabili”. E la più grande attenzione è rivolta ai bambini il cui sguardo è oramai orientato verso lo schermo del telefonino e non più verso il cielo. Evitare le dipendenze precoci è importante, evidenzia lo psichiatra invitando i genitori a non sottovalutare la questione e a evitare la rincorsa al perfezionismo: “Anche l’intelligenza artificiale non potrà replicare il funzionamento del cervello umano, proprio perché arriverà a essere migliore di esso. La perfezione, alla fine, risulta noiosa, ovvia, priva di ironia. Come potrà mai l’intelligenza artificiale ridere di se stessa?”.