Le agevolazioni fiscali per le multinazionali in Irlanda sembrano uscire dalla porta e rientrare dalla finestra. Solo una decina di giorni fa il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, ha annunciato che dal primo gennaio 2015 il cosiddetto “Double Irish” – il meccanismo fiscale che permette alle aziende di abbattere le tasse sui profitti – non sarà più utilizzabile per le società che si stabiliranno ex novo nel Paese a partire dal prossimo anno, mentre le altre avranno il tempo di rivedere la loro organizzazione fino al 2020. Ma oggi il New York Times evidenzia che il governo di Dublino darà vita a un nuovo provvedimento, battezzato Knowledge Development Box, che consentirà alle aziende tecnologiche, farmaceutiche e ad altre companies che traggono i loro ricavi da prodotti e servizi coperti da brevetto di pagare le tasse con lo “sconto”.
A quanto scrive un’altra testata giornalistica internzionale, Bloomberg, si tratta di un tipo di provvedimento che esiste già in Gran Bretagna, dove è chiamato “patent box”, e in Olanda, dove è conosciuto con il nome di “innovation box”. In pratica consente alle aziende di separare le entrate provenienti dalla proprietà intellettuale, per le quali è previsto un carico fiscale ridotto. Per esempio in Uk si arriverà a pagare entro il 2017 il 10% di tasse sui profitti derivanti da “invenzioni brevettate e determinati altri tipi di innovazione”, contro il carico fiscale standard imposto alle corporate, pari al 22%. E in Olanda la quota da versare in base all’innovation box è soltanto il 5%.
Gli esponenti governativi non hanno ancora specificato bene quale sarà il carico fiscale previsto dal governo irlandese nell’ambito del Knowledge Development Box, che dovrebbe essere approvato già il prossimo anno. Tuttavia, secondo gli esperti, l’imposta dovrebbe essere inferiore a quella attualmente prevista per le corporate (12,5%), ritenuta da molti già piuttosto bassa.
Dublino sembrerebbe dunque fare un passo avanti e uno indietro sulla questione dei paradisi fiscali per le multinazionali, a dispetto dell’annuncio relativo alla cancellazione del Double Irish. Annuncio che peraltro era atteso da tempo ed era stato considerato il frutto delle pressioni internazionali, soprattutto di Usa e Ue, nonché del varo del piano d’azione internazionale (Ocse-G-20) di lotta all’elusione fiscale. La Commissione europea aveva chiesto a Dublino spiegazioni sul cosiddetto “profit shifting”, lo spostamento dei profitti da una filiale all’altra, minacciando di aprire un’indagine formale, dopo quella già in corso sugli accordi fiscali con Apple che fanno sospettare la violazione della normativa sugli aiuti di Stato.
Il Double Irish è un sistema che sfrutta le differenze tra la legislazione fiscale irlandese e quella statunitense, consentendo alle multinazionali come Google ed Apple di abbattere le tasse sui profitti delle royalties (diritti su brevetti e copyright). La legge Usa, infatti, considera un’impresa fiscalmente residente se registrata negli Stati Uniti mentre quella irlandese ha finora consentito a un’azienda di non essere considerata fiscalmente residente se, pur avendo una sede legale in Irlanda, era gestita altrove.