La diversity in ambito IT stenta a diffondersi nelle imprese. A scattare la fotografia lo studio condotto da Kaspersky Lab sul tema che ha coinvolto cinque paesi in tutta Europa: Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna.
Entrando nel dettaglio, in Italia il 30% delle donne italiane è stato frenato dal divario di genere percepito all’interno dell’azienda nel momento in cui ha iniziato a lavorare nel settore, rispetto al 23,4% degli uomini. Quasi la metà (il 47,8%) dei professionisti italiani del settore IT ha riferito di lavorare in un team composto per la maggior parte da uomini, mentre solo il 7,4% ha dichiarato di essere in una squadra di lavoro prevalentemente al femminile.
Quasi il 60% delle professioniste che lavorano nel settore IT in Italia ha dichiarato di essere meno incline a lavorare per un’azienda nel caso in cui ci sia un chiaro squilibrio di genere (quella italiana è una percentuale più alta rispetto a quella europea, che arriva al 52,7%); la percentuale di uomini per i quali sarebbe un problema arriva solo al 40%.
Inoltre – emerge dal report – circa un quarto delle donne italiane impiegate oggi nell’IT (24,8%) ha dichiarato che la mancanza di professioniste nel settore le aveva rese inizialmente riluttanti nell’intraprendere una carriera nel mondo della tecnologia.
Un quarto (25,4%) delle donne italiane con ruoli decisionali nell’ambito IT ha confermato nel corso del sondaggio di aver assistito a casi di “mansplaining” (il termine che indica un atteggiamento paternalistico da parte di un uomo nello spiegare ad una donna qualcosa di ovvio, o di cui lei è esperta, con il tono di chi parla a una persona che non capisce) in ambito lavorativo.
Quasi quattro donne su dieci (39,8%) pensano di avere maggiori opportunità di fare strada in ambienti nei quali c’è una presenza equilibrata tra uomini e donne o dove ci sono più donne al lavoro.
Circa il 40% delle donne con ruoli decisionali nell’ambito IT ritiene che il governo e le università debbano implementare un sistema di incentivi per contribuire ad aumentare i profili al femminile interessati ad una futura carriera nel settore tecnologico.
Sia gli uomini che le donne coinvolti nel sondaggio si sono espressi in modo molto positivo rispetto alle loro esperienze nel settore dell’Information Technology, affermando che sia un ambito “stimolante” (per il 72,8% degli uomini e il 76,4% delle donne, un dato davvero interessante per l’Italia se messo a paragone con l’Europa; qui raggiunge quota 57,2% per gli uomini e 59,3% per le donne) e “collaborativo” (per il 46,4% degli uomini e il 45,8% delle donne). Meno di un quinto ha definito questo settore professionale come “stressante” (il 16,8% degli uomini e il 16% delle donne).
Un elemento che in Europa rappresenta un vantaggio importante per la scelta di un qualsiasi tipo di lavoro nel settore IT è la retribuzione e vale sia per le donne che per gli uomini. In Italia è al terzo posto per gli uomini (con il 40,2% delle risposte degli intervistati) e al quinto per le donne (con il 35% delle risposte delle intervistate). Tra i principali vantaggi evidenziati dalle donne italiane in una carriera in ambito IT ci sono, invece, la possibilità di mettere in pratica le proprie abilità nel problem solving (per il 44,4%) e la possibilità di lavorare con orari flessibili, anche in smart working (per il 40%).
“C’è una costante mancanza di donne nel settore IT, in tutta Europa. Anche se non esiste una soluzione immediata per bilanciare il divario di genere in questo, la nostra ricerca e il dibattito che abbiamo avviato possono aiutarci a capire davvero come rendere più attrattive la tecnologia e la sicurezza informatica e come far sì che diventino ambiti sempre più interessanti e accessibili per le donne – dice Ilijana Vavan, Managing Director of Europe di Kaspersky Lab. – Non si tratta solo dei percorsi professionali dei singoli; l’intero settore della cybersecurity potrà trarre grandi benefici da una presenza al femminile più consistente. Potrebbe portare un approccio nuovo quando si tratta di monitorare, analizzare e, in generale, trovare soluzioni di protezione dalle minacce informatiche”.