“Aspettatevi una mobilitazione totale da parte nostra”. A lanciare questo chiaro messaggio al terrorismo che ha messo in subbuglio Parigi venerdì sera non è stato il presidente della Repubblica francese François Hollande, ma Anonymous, la più grande comunità internazionale di hacker e attivisti digitali.
In un video diffuso su Youtube e rilanciato dalla quasi totalità dei portali online gli “hacktivist” hanno infatti annunciato una vera e propria battaglia informatica contro l’Is. “All’indomani di Venerdì 13 Novembre 2015, la Francia si è risvegliata scioccata per gli eventi terroristici che hanno colpito la capitale. Per prima cosa vogliamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle vittime, ai feriti e ai loro familiari – spiegano nel video – Per difendere i nostri valori e la nostra libertà, noi smaschereremo i membri dei gruppi terroristici responsabili di questo attacco”.
Già il nove gennaio scorso, poco dopo la strage di Charlie Hebdo, Anonymous aveva annunciato la prima guerra informatica non governativa contro il terrorismo firmata Is. Gli attacchi alla rete online dello Stato Islamico sono già iniziati e, com’era lecito attendersi, nessuna ostruzione è stata messa in atto dai governi europei e non, che in Anonymous potrebbero trovare un valido alleato.
“Noi non ci fermeremo, noi non perdoneremo, e faremo tutto ciò che è necessario per mettere fine alle loro azioni”, dice un portavoce vestito in abito scuro e mascherato da Guy Fawkes, personaggio ispiratore della comunità degli hacker, che chiude il video con un avvertimento al terrorismo internazionale: “Noi siamo Anonymous. Noi siamo Legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo. Aspettateci”.
Tutta l’attività è coordinata rete di chat AnonOps, tramite il canale internazionale #OpParis, dove ieri erano attivi circa 250 utenti, e uno dedicato ai soli madrelingua francesi. Nei fogli di lavoro online compilati da Anonymous compaiono già centinaia di profili Twitter di presunti jihadisti o anche solo simpatizzanti, ma anche profili di Facebook e decine di siti web da colpire e da penetrare per sottrarre informazioni.
Dei veri e propri software svolgono una prima azione automatica, come la segnalazione di profili sospetti e siti web incriminati. Poi gli utenti si collegano nella chat pubblica di Anonymous, segnalando account. Un gruppo ristretto verifica l’attendibilità delle segnalazioni cercando di non fare errori e di censurare profili di musulmani innocenti, o anche solo di islamici critici verso l’Occidente ma non necessariamente pro Is. Una volta effettuata la verifica si procede all’attacco vero e proprio, che può consistere in segnalazioni di massa verso i profili oppure l’oscuramento dei portali web di propaganda. Insomma, anche gli hacker stanno facendo la loro parte.
Critico verso l’iniziativa di Anonymous Umberto Raperto, generale della Guardia di Finanza in congedo ed esperto di sicurezza informatica internazione: “L’operazione può servire a rallentare la propaganda ma l’operatività dei jihadisti non ne risentirà – ha spiegato ad Adnkronos – In questo caso non si tratta di sabotare una multinazionale che ha una sua fisicità, l’Isis non ha infrastrutture da bersagliare”.