Parte dalle nuvole “private” il decollo del cloud computing

Gli investimenti in cloud computing aziendali supereranno quelli nelle “nuvole” pubbliche fino a tutto il 2012, secondo Gartner

Pubblicato il 01 Dic 2009

Le aziende continueranno a investire sugli ambienti cloud privati,
almeno nell’immediato futuro, nell’attesa che le cloud
“pubbliche” diventino più mature e affidabili. A dirlo è la
nuova ricerca della Gartner dedicata agli investimenti nel cloud
computing: fino a tutto il 2012, secondo gli analisti, le aziende
It spenderanno più sugli ambienti privati che su quelli proposti
dai provider di "nuvole" condivise, nonostante le
economie di scala che questi ultimi riescono ad offrire. Nel cloud
computing pubblico le prestazioni It sono fornite come servizio a
clienti esterni tramite tecnologie Internet, mentre nelle nuvole
private gli stessi servizi It sono erogati a clienti interni.

“Oggi si parla tanto di cloud computing perché gli attuali
processi e le architetture It possono essere semplicemente
sostituiti dalla cosiddetta nuvola”, afferma Tom Bittman,
vice-president e uno dei principali analisti Gartner. “Ma in
realtà il cloud computing nelle aziende It sarà una sorta di mix:
le organizzazioni più grandi continueranno ad avere dipartimenti
It che gestiscono e usano le risorse It internamente, parte delle
quali saranno cloud private. Gli stessi dipartimenti decideranno
poi caso per caso se avvalersi delle risorse interne o servirsi di
provider esterni o se usare entrambi per le prestazioni di cui
hanno bisogno”. Secondo Gartner, i servizi cloud privati
funzioneranno quindi da “ponte” verso servizi cloud pubblici e
daranno luogo, nel tempo, a un utilizzo “ibrido”.

In molte grandi aziende, gli ambienti cloud privati continueranno
ad essere richiesti per molti anni, forse decenni, finché le
offerte cloud pubbliche diventeranno più mature. “Molti degli
investimenti nel cloud computing privato prepareranno l’azienda
al cloud computing pubblico. saranno richiesti cambiamenti non solo
tecnologici, ma anche nel business e nell’approccio mentale delle
aziende”, continua Bittman. “Adottare questi cambiamenti
subito, anziché ritardarli, aiuterà le aziende a decidere nel
modo più appropriato le proprie strategie sul cloud e poi a
effettuare una transizione più morbida al cloud pubblico”. Le
aziende devono in pratica capire quali servizi It sono adatti a
essere messi sulla nuvola e quali no. Una volta stabilito che un
certo servizio è destinato al cloud computing, il passo successivo
è decidere se aspettare che gli ambienti di cloud pubblica
arrivino a maturazione, o svilupparne subito uno privato.

Se le grandi aziende hanno le risorse adeguate per occuparsi di
tali analisi e decisioni, le aziende più piccole, nota Bittman,
dovranno affidarsi a dei “service brokers”, che si assumeranno
la responsabilità di scegliere i servizi It più adatti
all’organizzazione. Dovranno essere degli esperti del “mercato
cloud” e saper sfruttare la rapida evoluzione del settore per
trovare i contratti più convenienti per i loro clienti. Ecco come
procedere, secondo la roadmap disegnata da Gartner:

Ora: sperimentare con il
cloud e capire dove già è utilizzato all’interno
dell’azienda

Nei prossimi 90 giorni:
Usare la virtualizzazione come strumento per aggiornare l’It in
azienda; sviluppare strategie per la private cloud; identificare
le nuove opportunità di business che si aprono grazie al cloud
computing in azienda

Nei prossimi 12 mesi:
sviluppare una strategia complessiva sul cloud computing; formare
un team esperto che prenda decisioni su come rifornire
l’azienda di servizi It (se con la cloud pubblica o
privata).

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