LA PROPOSTA

“Passaporto” digitale per il lavoro, l’Europa accelera sulla social security portability

Pressing del Parlamento sulla Commissione per introdurre entro il 2022 un wallet contenente le informazioni previdenziali di chi si sposta da un Paese all’altro. Obiettivo il contrasto alle frodi e una gestione più efficace dei diritti dei lavoratori

Pubblicato il 26 Nov 2021

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Portabilità digitale dei diritti di sicurezza sociale per i lavoratori mobili, rispetto rigoroso delle norme Ue sulla protezione dei dati personali, rispetto della diversità dei sistemi nazionali di sicurezza sociale. Punta a questi obiettivi il progetto della tessera europea di sicurezza sociale che il Parlamento punta a far approvare entro il 2022.

La risoluzione adottata dal Parlamento Ue

I deputati hanno infatti adottato una risoluzione (598 voti favorevoli, 59 contrari e 38 astensioni) che esorta la Commissione europea ad accelerare le proposte per la European Social Security Pass, così da facilitare la portabilità dei diritti di sicurezza sociale per i lavoratori mobili e ridurre il carico amministrativo.

La European Social Security Pass permetterebbe la verifica in tempo reale della situazione assicurativa e contributiva dei lavoratori mobili da parte delle autorità nazionali competenti dello Stato membro in cui intendono lavorare. Inoltre, aiuterebbe a combattere la frode sociale e il lavoro sommerso e consentirebbe ai lavoratori di tracciare e richiedere più agevolmente i loro contributi e prestazioni di sicurezza sociale.

Il rispetto della diversità

L’iniziativa Essp dovrebbe portare chiari benefici a tutte le parti interessate: lavoratori mobili, imprese, datori di lavoro, sindacati e autorità nazionali. Dovrebbe proteggere i diritti dei lavoratori e rendere le procedure amministrative scorrevoli ed efficienti in termini di tempo. Allo stesso tempo, dovrebbe rispettare la diversità dei sistemi nazionali di sicurezza sociale e non costituire un requisito per poter esercitare la libera circolazione.

Il rispetto della privacy

Secondo i deputati, qualsiasi scambio di informazioni attraverso l’Essp dovrebbe essere guidato dal rigoroso rispetto delle norme dell’Ue sulla protezione dei dati personali. Inoltre, i dati relativi alla sicurezza sociale e personali dovrebbero essere resi disponibili soltanto alla persona e alle autorità nazionali competenti interessate e non dovrebbero essere condivisi per altre finalità diverse dall’applicazione delle norme dell’Ue in materia di sicurezza sociale.

Obiettivo una e-ID europea

L’attuale progetto pilota per la tessera europea di sicurezza sociale include solo le informazioni sulla copertura di sicurezza sociale dei lavoratori mobili. I deputati vogliono che l’Essp sia esteso ad altre aree del diritto del lavoro europeo come l’assicurazione sanitaria e le pensioni e che completi l’e-ID europea e le altre iniziative Ue per digitalizzare la sicurezza sociale.

Dal 2014, il Parlamento europeo ha invitato più volte la Commissione a introdurre una proposta legislativa per un numero europeo di sicurezza sociale, al fine di creare uno strumento digitale a livello Ue per il coordinamento della sicurezza sociale. Nel suo piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, la Commissione ha annunciato l’avvio di un progetto pilota per una tessera europea di sicurezza sociale.

In campo l’ipotesi blockchain

A marzo scorso è stato approvato un progetto pilota per la European Social Security Pass che mira a esplorare la fattibilità di una soluzione digitale per migliorare la verifica transfrontaliera della copertura previdenziale e affrontare le sfide nell’identificazione e autenticazione dei cittadini mobili ai fini del coordinamento della sicurezza sociale.

La soluzione prevede l’utilizzo della piattaforma European Blockchain Services Infrastructure, la prima infrastruttura blockchain a livello dell’Ue che supporta la fornitura di servizi transfrontalieri, ad esempio per consentire ai cittadini di gestire la propria identità, credenziali educative e documenti di registrazione.

Il progetto pilota coinvolge una dozzina di paesi interessati e resta aperto alla partecipazione di altri Stati membri interessati. Affronterà le questioni tecniche, organizzative e legali più rilevanti della soluzione prevista, anche in vista di un possibile dispiegamento su larga scala.

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