Telecom Italia deve tornare ad assumere, per darsi le competenze necessarie ad affrontare il futuro. A sostenerlo, durante il convegno ItaliUp organizzato a Venezia da Ericsson, l’ad Marco Patuano che, riflettendo sulla ‘cifra’ digitale del gruppo ha spiegato che a suo vedere è come uno “sciame”, che copre varie punti sulla mappa del digitale.
Nei prossimi due-tre anni, ha aggiunto, “abbiamo una sfida enorme”, data dalla “necessità di cambiamento” che serve alla filiera dell’Ict. Telecom Italia, come tutte le altre aziende, ha tuttavia, fra i suoi 53mila dipendenti, migliaia di persone che hanno competenze non digitali ma che al tempo stesso “è impensabile lasciare a casa”. “C’è una grande consapevolezza di questa sfida nel triangolo imprese – mondo sindacale – mondo politico”, ha aggiunto, ricordando che “nei Telecom Italia Lab l’età media è di oltre 40 anni, mentre nei centri di ricerca della Silicon Valley è di 30 o meno”. La sfida che aspetta l’azienda nei prossimi anni, dunque, per trovare i giovani di cui ha bisogno, è “fatta di riqualificazione, di interventi fatti col governo, di cultura”.
Patuano, poi, ha anche allargato il discorso all’Europa, ricordando come “all’inizio degli anni 2000” contasse “circa 220mila ricercatori”, mentre “oggi se noi siamo sotto i 100mila”. “Questa ricerca è andata a Est e a Ovest, perché lì si è venuta a creare una ‘rain forest’ dell’innovazione. E’ possibile ricreare un ecosistema di innovazione? Noi ci stiamo provando, c’è una meravigliosa capacità di fare ricerca che non riusciamo a trasformare in una rainforest, ma questo è un tema politico”, ha spiegato. Serve, inoltre, un cambiamento delle regole, perché “è pensato per il mondo analogico”, mentre noi “stiamo andando in un mondo digitale”.
Dall’ad di Telecom Italia, poi, anche un mea-culpa a livello di settore: l’Ict, infatti, troppo spesso “è riuscito ad avere decine di posizioni diverse su tutto”, mentre “dove gli interessi sono convergenti dovremmo essere meno timorosi di far sentire la nostra posizione comune”.