Separati in casa. Per Marco Patuano e Giuseppe Recchi sembra essere arrivata la resa dei conti. Che in Telecom Italia non tirasse aria buona era evidente da tempo. Ma la decisione presa ieri in cda, su proposta di Recchi e non di Patuano (come avrebbe voluto il “galateo”) – relativa alla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie -, peraltro nemmeno all’ordine del giorno (Patuano ne sarebbe venuto a conoscenza in apertura di cda) è la prova provata che lo scontro è pienamente in atto. Fra l’altro al momento del voto sulla proposta di conversione, Patuano prima avrebbe votato no per poi cambiare il voto last minute con il sì che ha decretato l’unanimità.
La decisione della conversione sarebbe legata alla discesa in campo di Xavier Niel (che ha creato la “finestra” possibile annunciata prima dell’estate da Patuano) con l’idea di indebolirne l’eventuale futuro peso (in caso di esercizio del patrimonio di lungo termine) e del rafforzamento di Vivendi: se è vero che la quota del francese scenderebbe nella fase iniziale, fino a scendere al 14%, in realtà potrebbe presto risalire (non si sa al momento quante sono le azioni di risparmio in capo alla società di Bollorè). Vivendi uguale Recchi, sostengono in molti. Dunque tirare le fila del discorso è un sillogismo. Lo scontro fra i due uomini al vertice si consumerebbe anche sul dossier Metroweb. E qui è stato Patuano a mettere a segno il colpo con il riassetto dei “vertici” della rete che ha visto di fatto “detronizzato” Roberto Opilio a favore di Stefano Ciurli proprio perché il primo avrebbe “ostacolato” il progetto di liaison con la società della fibra milanese. Insomma di carne al fuoco ce n’è parecchia e al momento i botteghini danno per favorito Recchi per il quale si potrebbe prospettare un ruolo ben più forte di quello attuale.
Una curiosità per i lettori: al convegno annuale di EY a Capri Giuseppe Recchi figurava (e figura ancora sul sito dell’evento) fra il relatori con il ruolo di Presidente esecutivo di Telecom Italia. Un errore che nessuno ha mai provveduto a correggere. Un segno premonitore? O il segnale che tutto è già scritto?