“Un’azione coordinata per chiedere la revisione delle convenzioni fiscali multilaterali e bilaterali” con i big di Internet ma realizzata “nell’ambito dell’Ocse” (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). L’ha invocata il ministro francese per l’Economia digitale, Fleur Pellerin, al termine del vertice a Parigi con i colleghi di diversi Paesi Ue organizzato per lanciare una strategia europea in materia di Internet e innovazione, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre prossimi che tratterà di questi temi.
Pur sottolineando che “non è stata presa alcuna decisione” dai partecipanti al vertice – Germania, Regno Unito, Spagna, Italia, Polonia, Ungheria e Belgio – Pellerin ha avvertito che ora “è il momento per reagire” e quindi sanzionare eventuali “conflitti e abusi” da parte di colossi come Google, Amazon, Facebook e Apple, spesso citati con l’acronimo Gafa.
Quindi ha invitato l’Europa a accelerare il passo sull’Internet 3.0. “Abbiamo constatato che c’è un gap europeo sull’Internet 2.0 – ha proseguito il ministro dopo la riunione – e concordato che bisogna impegnarsi per far emergere giganti europei di Internet nell’era dei big data e dell’Internet delle cose”. C’è il rischio – ha proseguito – che l’Europa diventi un continente di consumatori di prodotti e servizi che vengono esclusivamente dall’estero”.
La leader politica ha anche ricordato che nel 2000 “esistevano sei produttori europei nel settore delle telecomunicazioni, oggi zero dopo l’acquisto di Nokia da parte di Microsoft”. A loro volta le grande imprese dell’Internet economy sono in stragrande maggioranza americane e “la maggior parte dei player stranieri su Internet non sono sottomessi agli stessi regolamenti e agli stessi regimi fiscali di quelli europei. Questa diseguaglianza – ha rimarcato – crea distorsioni nella concorrenza”.
Per questo la Francia ha proposto l’instaurazione di un regime fiscale “che collega l’imponibile al luogo dove vengono generati i profitti”.